Etimologicamente la parola autostima può essere fatta risalire al verbo latino “aestimare”, che significa: “determinare il valore di, avere un’opinione su”. L’autostima è un’esperienza soggettiva e stabile di valutazione positiva del proprio valore basata sulla considerazione che si ha di sé. Le convinzioni e i sentimenti che nutriamo nei confronti di noi stessi influenzano la nostra vita, il modo in cui ci comportiamo nel lavoro, negli affetti e nei vari ruoli che rivestiamo. Una buona opinione di sé è connessa con la capacità di prendere decisioni equilibrate ed esprimere se stessi in ogni circostanza. Una carenza di autostima, invece, determina la non fruibilità dei successi ottenuti. Come si attribuisce un valore, un peso, una stima ad una persona? Ad esempio, per misurare le distanze, usiamo l’unità di misura chiamata metro. Il Bureau international des poids et mesures (BIPM) definì nel 1889 il metro come la distanza tra due linee incise su una barra campione di platino-iridio conservata a Sèvres presso Parigi. E per giudicare noi stessi? Quale unità di misura usiamo? Dov’è conservato il prototipo del giudizio e chi lo ha creato? Quanto pesa, quanto misura e quanto vale una coscienza umana? Chiaramente la coscienza non è un oggetto fisico e, quindi, il problema della stima di un oggetto non fisico appartiene all’universo mentale dove troviamo idee, concetti, valori, principi e modelli teorici, morali e culturali. Pertanto troveremo una infinità di possibilità di giudizio, tante quante sono le culture e le tradizioni dei popoli della terra. Chiaramente analizzarle tutte in un articolo è impossibile. Qui ci limiteremo alla nostra, quella occidentale e a ragionare sulla sua correttezza o meno da un punto di vista psicologico ovvero quello legato al concetto di salute mentale. L’occidente per varie ragioni socio-culturali, religiose e storiche sembra caratterizzato dai principii della produttività, del profitto, della proprietà privata, del carrierismo, dello sviluppo economico e tecnologico, dell’accumulo della ricchezza, del successo, della competizione, dell’autorealizzazione, della volontà di potenza e del razionalismo scientifico. Se queste sono le premesse e se questa è l’unità di misura per giudicare una persona allora si comprende la definizione ufficiale del concetto di autostima. “L’autostima è determinata dal rapporto esistente fra le nostre aspirazioni, le nostre aspettative riguardo la nostra vita, chi siamo in termini di riconoscimento sociale, affettivo e familiare e i risultati che otteniamo con le nostre azioni.” E’ il giudizio di valore che attribuiamo alla realizzazione del nostro ideale dell’io, dei nostri sogni e desideri sociali ed esistenziali attraverso i risultati ottenuti. Poiché l’autostima si basa sulla componente essenziale ed esistenziale di provare amore incondizionato per se stessi, di sentirsi degni di amore e di rispetto e dignità, si comprende bene perché in tempi di crisi economica, di crisi delle imprese, di penuria di posti di lavoro, di incertezza di carriera, di cambiamenti socio-culturali e politici internazionali, ecc. la famiglia si disgrega, l’individuo si intristisce e si ammala, i popoli emigrano o si scontrano nelle guerre. Senza amore di sé c’è paura, senza fiducia c’è scontro, senza entusiasmo c’è depressione e stallo. Tutto si ferma o si distrugge. Il potenziale umano viene mortificato e non riconosciuto. Secondo l’unità di misura dell’occidente senza lavoro, senza stipendio adeguato, senza carriera, senza proprietà privata e senza successo e visibilità l’individuo è fallito, non vale niente e diventa un peso o un pericolo per l’ordine sociale costituito. Ma come stanno le cose da un punto di vista psicologico? La psicologia ha un’altra idea di uomo, un altro modello culturale, un’altra unità di misura. L’uomo è il centro, l’origine e la fine della storia del nostro pianeta. L’uomo è un essere speciale dotato di coscienza, autocoscienza, intelligenza, intelletto, intuito; è capace di apprendere, inventare e creare, l’uomo è un artista. La vita umana ha un valore intrinseco, a prescindere dai risultati, da ciò che una persona fa, dice o pensa. La vita è un viaggio, una esperienza, una ricerca, una opportunità per l’uomo, per conoscersi e conoscere, per esprimersi, amare ed essere felice. Accogliere questo punto di vista non è facile, è come remare contro corrente, è rompere uno schema. Ma se lo schema è falso e ci porta alla tristezza e alla rovina, forse vale proprio la pena di tentare.
Alessandro Spampinato