BARRIERE DI PROTEZIONE FONO-ASSORBENTI SULL’ A12 ROMA – TARQUINIA
Sempre attento ai problemi relativi alla sicurezza, non è la prima volta che intervengo su questo argomento, sia tramite social, che sollecitando anche le autorità e le istituzioni preposte e competenti.
Mi riferisco all’attuale tracciato dell’A/12 Roma – Tarquinia, che in alcuni tratti, corre molto vicino alle abitazioni civili. A Santa Marinella ad esempio, mi risulta che il problema sia stato risolto ormai da tempo, mentre a Civitavecchia, nulla di fatto! Vengo al punto: a Civitavecchia, non esistono barriere fono-assorbenti!
Il tratto autostradale come certamente noto, anche in relazione ai collegamenti, da e per l’area portuale, è percorso quotidianamente da migliaia di veicoli, compresi centinaia e centinaia di mezzi pesanti, che, specie nella stagione estiva, producono alti livelli di rumore, anche in relazione ai grossi motori che alimentano i circuiti di raffreddamento delle celle frigo.
Per gli abitanti di alcune zone della Città, come San Liborio alta, Campo dell’Oro alto e san Gordiano, ormai da anni, il disturbo del riposo è notevole, con tutte le gravi ripercussioni del caso.
Tuttavia, ritorno sull’argomento anche in occasione, di un recente incidente che, forse solo per un miracolo, non ha avuto gravi conseguenze, ma che poteva provocare un vero e proprio disastro, occorso nella tarda serata di domenica 21.07.2019, quando un grosso autoarticolato, per cause al vaglio di accertamento da parte degli organi di polizia intervenuti, sembra avere dapprima sbandato sulla sua destra, finendo sul muro laterale in calcestruzzo del tratto viario, per poi terminare la sua corsa sul guardrail, posizionandosi di traverso sulle corsie di marcia in direzione Roma, impedendo di fatto il transito dei veicoli per alcune ore. Fortunatamente e ribadisco, fortunatamente, senza scavalcare la divisione autostradale e finire così sul senso di marcia opposto.
In Italia il trasporto su gomma è prevalente rispetto a quello su rotaia, ed ogni giorno si contano in migliaia e migliaia i veicoli che trasportano anche merci pericolose di ogni genere, da infiammabili, a deflagranti, da esplosivi a corrosivi e non sempre tutto è in regola, sia autisti che mezzi, ed anche i controlli, probabilmente insufficienti.
Lo dicono molte tragedie come quelle, solo per citarne alcune abbastanza recenti, relative agli incidenti di agosto 2018 sull’A/14, che ha visto un bilancio di un morto e circa cento feriti gravi e che ha creato un’enorme voragine sulla sede stradale, dividendo in due l’Italia, con decine di sfollati delle vicine abitazioni e quello di ottobre dello stesso anno, in cui un’altra cisterna ha preso fuoco sull’A/1, nel tratto tra Roma Nord e Guidonia e quì mi fermo, perché la lista dei disastri stradali, dei feriti e dei morti, sarebbe molto più lunga.
Ma, si sa, all’uomo piace giocare con il rischio e molto spesso, l’economia, il denaro, prevalgono su qualsivoglia sicurezza, almeno dal tempo dei Lloyds, quando nei coffe house di Londra, cominciarono a scommettere sulle navi ed i loro carichi, assicurandole, accettando il rischio, giocando di fatto sulla relazione delle percentuali tra rischio e pericolo e l’eventualità che questo avrebbe potuto poi trasformarsi in danno e la quantificazione del relativo risarcimento.
Tutto questo per dire, che fortunatamente l’incidente dell’altra notte, all’altezza di San Liborio, avrebbe potuto avere conseguenze ben più gravi, oltre che per la viabilità, qualora il mezzo fosse stato adibito al trasporto di sostanze pericolose.
Un’incendio, un’esplosione, la produzione di fumi, lo sversamento o la dispersione in aria di sostanze corrosive ed urticanti, (Es.: semplice ammoniaca o ipoclorito di sodio), avrebbero potuto avere conseguenze letali per i numerosissimi abitanti della zona, che in questo periodo di calura, si trovavano magari tranquillamente a riposare nelle loro abitazioni con le finestre aperte.
Mi domando e penso, pervaso da non poco terrore e sgomento, a ciò che sarebbe potuto accadere a seguito di una violentissima onda d’urto e/o di calore conseguente all’esplosione di una cisterna, che normalmente trasporta circa 33-34 tonnellate di prodotto, o delle esalazioni venefiche di prodotti chimici?
Pensarci fa paura, ma al contempo, si gioca al calcolo delle probabilità e qualcuno, dirà, ma proprio ora e qui deve accadere?…altri magari, faranno gesti scaramantici. E forse anche in quei luoghi ove sono accadute le tragedie, nessuno ci aveva mai pensato o aveva fatto quei ragionamenti o quei gesti, ma molto meglio ancora prevedere e prevenire, come uso sempre dire, prima di curare o seppellire morti. Dopo gli eventi tragici e catastrofici, si possono raccogliere solo i cocci ed i cocci in questo caso, sarebbero anche le persone, oltre che i soli danni alle cose. Molto meglio ancora attivarsi per tempo e sollecitare gli organi e le istituzioni competenti, si, per far apporre barriere, ma oltre che fono assorbenti, in determinati specifici tratti del percorso autostradale, alla luce di quanto sopra, anche idonee a fronteggiare ed almeno a sostenere il primo violento impatto dovuto alla possibilità del verificarsi degli eventi drammatici e catastrofici di cui sopra, quali soprattutto, onde d’urto e di calore.
Civitavecchia lì, 23.07.2019
Dr. Remo Fontana, Criminologo, Esperto in sicurezza urbana