“C’è un limite invalicabile anche nella politica ed io credo che molti lo superino quotidianamente. Dinanzi a questi sconfinamenti i più tacciono per non alimentare polemiche e non danneggiare ulteriormente il partito. Ma non si può sempre fare così. Ci sono momenti in cui è necessario rispondere non fosse altro per chiarire e prendere le distanze da ciò che non si condivide.
La rappresentazione che si dà della vita del partito è spesso falsata e distorta.
Frequento poco le riunioni ma faccio riferimento ad un consistente gruppo che ha sostenuto le posizioni di Orlando e sono a conoscenza di ciò che avviene.
Spaccatura nel PD ho letto ma il risultato delle votazioni sulla commissione tesseramento è stato 15 a 2 che non mi sembra sia indice di una drammatica divisione a meno che non si scambi l’Italia con la Bulgaria.
So benissimo che non contano solo i numeri, ma non può neppure contare soltanto l’agitarsi di due/tre iscritti in vena di protagonismo che impazzano sui giornali e sui social con il solo scopo di far parlare di sé e che hanno ben compreso che parlare male del loro partito assicura visibilità.
Prendiamo il caso dell’area Orlando. C’è chi si firma a suo nome per rivendicare maggiore democrazia e partecipazione nel partito e non si preoccupa neppure di dire chi lo ha designato a rappresentare quest’area e con chi si è consultato. Alla faccia della democrazia direbbe il grande Totò. Leggo che l’area Orlando ogni tanto chiede le dimissioni di qualcuno (da ultimo del segretario del PD) ma nessuno di noi, né io né gli altri amici e compagni che abbiamo aderito a quest’area abbiamo nominato qualcuno a rappresentarci o siamo stati sentiti. Abuso di titolo si diceva una volta.
Chi predica la democrazia la deve rispettare e praticare. Si firmino i comunicati con il nome e cognome senza avere la pretesa di parlare a nome di altri.
Così per i giovani democratici. C’è chi utilizza questa sigla solo per occupare postazioni nel partito, fingendo di ignorare il rapporto di reciprocità e di collaborazione che deve esistere tra il partito e i giovani.
Se gli iscritti all’organizzazione giovanile restano un corpo estraneo e non si interfacciano in alcun modo con il partito non si capisce proprio cosa possano recriminare. Vengano, partecipino, si contaminino anche con la “vecchia guardia”. Farà bene a loro e farà bene al Partito.
E a proposito della vecchia guardia di cui ritengo con orgoglio di far parte, voglio osservare che un tempo era una definizione carica di significato positivo al punto da essere evocata anche in canzoni di battaglia. Farle acquisire una dimensione dispregiativa è, anche sotto il profilo culturale oltre che politico, segno di una involuzione pericolosa”.

Lo ha dichiarato Benedetto Salerni.

 

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