Blade Runner 2049 (Rubrica a cura di Giovanna Montano)
Il sequel torna nelle sale cinematografiche dopo 35 anni.
Se il cinema, anche alla lontana, vi piace. Se vi definite appassionati del genere cinematografico, o se vi recate al cinema almeno una volta all’anno non potete non aver mai sentito parlare di Blade Runner. Il film che ha introdotto la Fantascienza. Il film che ha lanciato Harrison Ford tra le stelle di Hollywood molto prima di Indiana Jones. Il film che ha visto cose che voi umani neanche potete immaginare.
Bene! A distanza di anni, trentacinque per l’esattezza, il mito sta tornando nelle sale cinematografiche di tutto il mondo. Il 5 Ottobre, un giorno prima che in America, uscirà nelle sale cinematografiche italiane Blade Runner 2049 (Puoi guardare il sito QUI). Da quell’ultima proiezione di tanti anni fa si sapeva che prima o poi i replicanti sarebbero tornati. Così come la pioggia fitta, le tenebre, la moltitudine di gente in miseria che mangia nei fast food.
«L’idea di diventare regista mi venne quando vidi Blade Runner. Non ho accettato a cuor leggero. Sono poche le possibilità di avere successo, dopo quel capolavoro. Eppure con arroganza dico che è il miglior film che abbia fatto»,
Questo quanto ha dichiarato il regista Denis Villeneuve, subentrato a Ridley Scott, ora solo produttore esecutivo.
Per un film così atteso si può immaginare la caccia di informazioni, lo spoiler. Così ieri i colossi Sony e Warner ha pianificato un gioco difficile, creando il massimo della visibilità con il minimo spoiler. Hanno infatti deciso di mostrare a Roma un montaggio di mezz’ora di sequenze del film. Lo schermo è invaso da un enorme black out nella Los Angeles del 2049. Resta la curiosità del dopo.
«Lo so, è frustrante non poterlo mostrare per intero, ma abbiamo già avuto problemi e bisogna salvaguardarsi dai pirati di Internet e dagli spoiler dei fans. Si lavora anni per creare suspence e non capisco perché certa gente voglia tanto rivelare prima alcuni elementi di un film»
Svela il regista. La trama è molto scarna: l’agente K della polizia di Los Angeles, interpretato qui da Ryan Gosling, scopre un segreto che potrebbe minare le sorti dell’intera società, gettandola nel caos. Eccolo quindi alla ricerca di Deckard, ex blade runner scomparso da più di trent’anni, interpretato ancora una volta da Harrison Ford, ancora scattante e agile come il migliore dei nonni. La figura del cattivo affidata al premio Oscar Jared Leto.
All’epoca Ridley Scott lo chiamò il suo quadro mai finito. E in effetti il quesito Siamo uomini o replicanti? è rimasto sospeso per trentacinque anni. Eccezione fatta ovviamente per l’agente Harrison Ford, aka Deckard, che non ha mai avuto dubbi sulla natura umana del suo investigatore “che non ha niente da investigare”.
Ryan Gosling è il protagonista di questo secondo giro.
«Ha il carisma necessario per quel ruolo. Lui scopre un segreto sepolto da tempo che potrebbe far precipitare nel caos quello che è rimasto della società. Ryan si è ispirato a Rick Deckard, il personaggio di Harrison Ford. Amo gli attori che davanti alla cinepresa non fanno gli attori, tipo Clint Eastwood. Ryan non ha mai recitato in un film di questa portata: è presente in ogni scena, è tutto sulle sue spalle, anche se ci sono diverse donne forti, Robin Wright, Sylvia Hoeks, Ana de Armas. C’è stato un grande lavoro sulle comparse, perché non tutti hanno il volto giusto per un universo futurista. In questo senso è un film d’epoca».
I replicanti sono progettati per essere sfruttati come schiavi nelle colonie extra-terrestri, si ribellano ai padroni perché vogliono vivere più a lungo. Il tratto visivo è, secondo il regista, sicuramente il cuore pulsante di Blade Runner 2049:
«Esteticamente Blade Runner ha lasciato un segno e io ho voluto creare qualche analogia, riproducendo lo stesso tipo di ambiente a Los Angeles in un mondo che è peggiorato. Ho mantenuto il tono melanconico e tanto fumo».
Il colore è fondamentale, ed ecco la sua tavolozza: «La neve è la principale differenza, il film è cupo con dei momenti più argentei, bianchi per via della luce del Nord. Poi uso il giallo, che non è facile al cinema: rappresenta l’infanzia. Abbiamo evitato il green screen, il budget ci ha permesso di costruire tutto sul set,la possibilità di aggirarsi in un ambiente reale ha consentito agli attori di lavorare sui loro sentimenti interiori. E’ stato un ritorno alle origini del cinema». Curioso che avvenga in un film ambientato nel 2049.
Non ci resta che aspettare il 5 Ottobre già con la sdraio fuori la migliore sala cinematografica di zona!