Ecco perché la scelta del metano fa discutere.
Il metano ci dà una mano. Lo slogan ha qualche decennio, tanto che ha preso la patente e ora guida i bus insieme all’ineffabile D’Antò. Ma se la pubblicità è l’anima del commercio, non deve stupire il fatto che all’amministrazione comunale di Civitavecchia
siano rimasti a una ventina di anni fa.
D’altronde, abbiamo scoperto che anche i fratelli maggiori dei grillini locali, cioè i vertici del M5s in odore di governo, nient’altro sono che replicanti dei mezzucci più beceri della democristianeria da prima repubblica, con Di Maio che discetta di forni dai
quali ricevere il pane quotidiano. Ma torniamo a Civitavecchia, anzi in Francia, dove l’ottimo D’Antò si è recato, adeguatamente
scortato dal consigliere Cardinali, per cantare le lodi dei bus a metano che verranno in città. “Pagati da Enel nell’ambito delle
modifiche alle prescrizioni Via per la centrale di Torrevaldaliga Nord”, si vantano gli amministratori. Benissimo: già che
c’erano, potevano spiegarci se per caso non siamo vittime di una beffa, di un pesce d’aprile in clamoroso ritardo: mentre il mondo acquista bus elettrici, noi compriamo mezzi a metano. In effetti ci è sfuggita l’esistenza di giacimenti di gas naturali tra il
Mignone e il Marangone, mentre invece su quella stessa fetta di territorio ci risulta che si produca energia elettrica che viene esportata fino(notare l’ironia della cosa) proprio in Francia.
Risponderanno, gli scienziati in servizio permanente effettivo al Pincio (perché evidentemente di meglio non hanno trovato…), che i mezzi elettrici farebbero fatica con certe salite del territorio comunale: ma la replica che si beccherebbero, condita
dall’immortale buon senso, è che le linee che dovrebbero sbuffare per le forti pendenze sarebbero due su tutto il totale.
Proprio per questo faranno finta di niente: si scattano il selfie, che vale come una vecchia cartolina dal loro viaggio francese, per poi continuare a pavoneggiarsi sui loro bus. In attesa di arrivare al capolinea.