I due consiglieri lasciano la Lega, il Pd attacca: “Gli appetiti dei lupi divorano la sintonia di facciata”.
CIVITAVECCHIA – Zero motivazioni, nessuna spiegazione nel documento protocollato con il quale Raffaele Cacciapuoti ed Elisa Pepe hanno detto addio alla Lega. Un divorzio che, a dire il vero, era nell’aria già da tempo, nonostante la mancanza di conferme da parte dei diretti interessati. Radio Pincio non sbaglia mai: se ci sono i lampi da qualche parte piove. Ed è piovuto sul tetto della Lega, alla quale ora, con il passaggio di Cacciapuoti e Pepe al gruppo misto (dove già si era collocato Daniele Perello al termine del suo breve flirt con gruppo del Carroccio) rimangono solo due consiglieri tra i banchi dell’aula Pucci, ovvero Antonio Giammusso e Alessandro D’Amico. È piovuto anche sul tetto della presidenza del consiglio comunale: Emanuela Mari si è trovata a dover annunciare alla massima assise cittadina la novità ufficializzata guarda caso pochi minuti prima da Cacciapuoti e Pepe. E la cosa ha inevitabilmente creato un certo imbarazzo. Completamente asciutte, nonostante tutto, le tegole del tetto di maggioranza. La mossa dei due consiglieri a quanto pare non ha spiazzato minimamente il sindaco Ernesto Tedesco, che seduta stante ha letteralmente messo alla porta Cacciapuoti e Pepe: «Se lasciano la Lega – ha commentato subito dopo la seduta di consiglio – sono fuori dalla maggioranza».
Dichiarazioni forti, azzardate se fatte in assenza di un buon paracadute, ingenue se rilasciate come fallo di reazione. Ma Tedesco non è certo uno sprovveduto e prima di parlare avrà verificato la tenuta della rete di protezione che avvolge la sua maggioranza. Una roba simile la fece nel 2009 l’allora sindaco Gianni Moscherini, che dopo aver incassato una serie di “no” mise alla porta Mario Fiorentini, sapendo però di poter contare su una sfilza di consiglieri di minoranza pronti a passare all’altra sponda. I numeri sono numeri e vanno solo messi in colonna e sommati. Un lavoro che il primo cittadino dovrà fare alla svelta, cominciando dalla squadra di governo. Una Lega con cinque consiglieri eletti, che dopo appena sei mesi di amministrazione si ritrova con soli due rappresentanti tra i banchi della massima assise cittadina, non può certo pretendere di continuare ad esprimere tre assessori in giunta (oltre al Sindaco stesso). E questo lo sanno tutti. Anche gli altri partiti della coalizione. Oggi, a differenza del 2009, i due consiglieri dissidenti non rilasciano dichiarazioni e preferiscono riflettere. Si scrive “riflessione”, si legge “calcoli politici” e bisognerà attendere qualche giorno per capire se la separazione diventerà un divorzio o se l’uscita dalla Lega è stata solo una litigata a voce alta tra conviventi.
Il Partito democratico intanto affonda gli artigli e parla di una maggioranza già evaporata, mettendo in relazione la spaccatura con la nomina del cda di Csp. «Gli appetiti dei lupi divorano la sintonia di facciata ostentata sino a qualche tempo fa dal Sindaco – dichiarano i dem – mentre la città resta immobile senza prospettive di sviluppo perché gli amministratori sono evidentemente troppo impegnati su altre dinamiche».
Di sicuro Tedesco non può rimanere con le mani in mano: la maggioranza va rafforzata in fretta e non mancano le ambizioni tra i banchi dell’opposizione. Impensabile vedere d’ora in avanti i consiglieri di maggioranza ancorati al loro posto ad ogni seduta e timorosi di alzarsi in fase di votazione anche solo per andare al bagno.