” Faremo tutto il possibile, nel rispetto della legge e per la tutela dei nostri cittadini”.
Gli avvocati a lavoro per verificare la possibilità di proporre azione di revocazione della sentenza.
Neanche questa volta, così come subito dopo la pubblicazione della sentenza del Tar Lazio, si è fatta attendere la replica del sindaco Caci ai recenti articoli di giornale usciti dopo la pubblicazione della sentenza del Consiglio del 14 giugno che ha rigettato l’appello dei 18 Comuni Viterbesi che ancora non hanno conferito il servizio idrico integrato a Talete S.p.A.
«Una sentenza annunciata dopo la recente pronuncia, sempre del Consiglio di Stato, riguardante i comuni della provincia di Roma su Acea Ato 2 S.p.A». Queste le prime parole a caldo del sindaco Caci.
«Questa mattina farò partire la convocazione per una riunione urgente per venerdì 23 giugno durante la quale, alla presenza degli avvocati, valuteremo le possibili future azioni da porre in essere – aggiunge il primo cittadino -. Non potendo ricorrere in Cassazione ho chiesto ai legali di studiare la possibilità di proporre, sempre innanzi al Consiglio di Stato, azione di revocazione della sentenza».
«Che sia ben chiara una cosa a Talete, ad Ato 1 e alla Regione Lazio – prosegue Caci- noi non ci arrendiamo e faremo tutto ciò che è in nostro potere e che la legge ancora ci consente per tutelare i nostri cittadini. Se non sarà possibile in via giudiziale faremo valere le nostre ragioni in fase di consegna delle infrastrutture e di firma della convenzione con il soggetto gestore che dovrà farsi carico delle legittime esigenze e richiesti dei Comuni appellanti».
«Ho letto la sentenza e, sul merito di essa, lascio ogni commento agli avvocati – continua il sindaco Caci -. Al di là dell’aspetto giuridico infatti a noi sindaci spetta anche (e soprattutto) un’analisi politica dell’intera vicenda, posto che dalle due sentenze ricevute (Tar e CdS) sono emerse chiaramente le grandi implicazioni politiche della vicenda nel suo complesso, ragione per cui la fase giudiziale costituisce di fatto un tassello di un contesto più ampio di decisioni sull’assetto del servizio idrico, nella Regione e non solo. Anche per questa ragione ritengo di fondamentale importanza la riunione di venerdì prossimo alla quale saranno presenti tutti e diciassette i sindaci dei Comuni appellanti».
Di pari avviso le considerazioni dell’avvocato Angelo Annibali dello Studio AOR Avvocati di Roma che ha curato l’appello per i Comuni Viterbesi (e per quelli della Provincia di Roma). «Come già anticipato dal sindaco Caci – dichiara il legale – era una sentenza annunciata dopo pubblicazione di quella de comuni romani, dato che il Collegio e il Relatore erano gli stessi. Anzi sarebbero dovute uscire insieme visto che erano state trattate nella medesima udienza, se non per il fatto che un Comune della provincia di Viterbo ha presentato appello da solo e successivamente al nostro, così i giudici sono stati costretti a rimettere la causa sul ruolo fissando un ulteriore udienza. Da qui il ritardo nella decisione».
«Entrando nel merito della sentenza – prosegue l’avvocato Angelo Annibali – posso solo dire che è una pronuncia che lascia l’amaro in bocca e molte questioni in sospeso (così come quella di Acea, peraltro, caratterizzata anche da qualche errore macroscopico). E’ evidente che il Consiglio di Stato non ha risposto alla nostra domanda principale, ossia dichiarare se ci sia obbligo per la Regione di istituire i nuovi ABI e relativi enti di governo, prima di diffidare i Comuni al conferimento degli impianti, ma ha affermato un principio di diritto scontato e non risolutivo (= obbligo di conferimento tout court per i Comuni, sin dalla Legge Galli del ‘94), che non era in discussione in sé, insistendo noi piuttosto su tempistica e procedura di tale adempimento.
Così per l’eccezione di costituzionalità relativa alla riforma del Codice dell’ambiente introdotta per via di D.L., risolta laconicamente dal Consiglio di Stato affermando che l’urgenza di provvedere anche con decreto legge sarebbe intrinseca al prezioso valore dell’acqua come ben comune.
Proprio in considerazione di tale “superficialità”, stiamo valutando se ricorono i presupposti di una violazione del principio di corrispondenza tra chiesto e pronunciato di cui all’art. 112 c.p.c., che secondo l’indirizzo dello stesso Cons. Stato potrebbe configurare errore di fatto revocatorio. In sostanza, processualmente potrebbero sussistere elementi per costruire un’azione di revocazione volta a contestare ulteriormente la sentenza sempre innanzi al Consiglio di Stato.
Ma di ciò ne parleremo approfonditamente venerdì prossimo alla riunione dei sindaci convocata dal Comune di Montalto di Castro».
L’ultima battuta infine, il sindaco Caci, la riserva al presidente della Provincia Mauro Mazzola: «Ho letto, sui comunicati usciti online che il mio amico Mauro, persona che stimo e al quale auguro ogni successo per il suo futuro lontano dal Comune, avrebbe detto che “un bravo sindaco sa leggere ed applicare la legge e non ha bisogno di farsela imporre dai tribunali”. Un’analisi che non mi trova in accordo con il presidente Mazzola. A mio modesto parere un bravo sindaco è colui che ogni giorno del suo mandato lavora per tutelare i propri cittadini anche contro le leggi ingiuste proprio come quelle che ci impongono di trasferire il servizio idrico ad un soggetto gestore che non gode di buona salute».
«Ricordo – continua Caci – che in un passato non remoto c’è stato un Giudice (Tar Lazio) che con la sentenza n. 4543/2016 aveva recepito totalmente le nostre tesi sostenute nel ricorso collettivo principale, affermando in sintesi che la Regione prima di qualsiasi cosa avrebbe dovuto dire se venivano effettivamente costituiti nuovi ATO, con perimetro coincidente a bacini idrografici, e soprattutto se essa intendeva individuare nuovi enti di governo degli ambiti dotati di personalità giuridica».
«Andiamo comunque avanti – conclude il sindaco Caci – da sindaci orgogliosi di aver fatto tutto il possibile per i nostri concittadini e con la consapevolezza che ancora non è detta la parola fine a questa annosa vicenda».