La cassa integrazione in deroga, richiesta dalla Società PAS come da loro dichiarazione, è l’ennesima dimostrazione dell’incapacità e della superficialità di Francesco Maria Di Majo e del suo staff. Secondo le parti sindacali il contratto delle guardie giurate è valido e la loro attività, attualmente in corso, non ha subito flessioni a causa della nota crisi dovuta al CoViD19. Ben altre potevano essere le cautele e le provvidenze che potevano concretizzarsi attorno al lavoro di queto personale, prezioso per le attività portuali, e la crisi che sta attraversano il porto di Civitavecchia avrebbe avuto un contraccolpo meno duro. Invece il super manager ha preferito rivolgersi allo Stato, alle casse pubbliche, per coprire la propria indecisione, la propria incapacità di gestire e la assoluta mancanza di un piano industriale che consentisse di fare fronte, nell’immediato e con la massima efficacia, alle sferzate di una particolare congiuntura. Il porto di Civitavecchia ha un presidente fortunato che non riesce ad entrare in sintonia con un Governo nazionale impegnato a risolvere una crisi sanitaria ed economica senza precedenti, che non riesce a dialogare con il governo cittadino pasticcione e confuso ma disponibile ad ascoltare, che non riesce a tutelare nemmeno il personale che lavora all’interno del bacino e quello che fatica nell’indotto, che non sa farsi rispettare dalle numerose società che usano lo scalo più importante del Mediterraneo ma non vogliono lasciare in questo territorio una parte della ricchezza del loro lavoro. E’ necessario a questo punto che Di Majo un po della sua fortuna la lasci a chi sta per perdere il lavoro, a chi ha già perso quote di mercato ed a chi ha sempre considerato il porto come una porzione importante della storia di questo territorio e non una zona d’ombra governata dall’incuria e dagli interessi di pochi.

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