C’è un fantasma al Pincio
Convocato per il 3 novembre il consiglio per eleggere il nuovo presidente: missione impossibile.
La paralisi amministrativa rischia di sfociare nella nomina del commissario ad acta.
Fare finta di nulla dopo le dimissioni di Alessandra Riccetti? Eppure lo statuto comunale, nel deinire la centralità del ruolo del presidente del consiglio, è assai chiaro. Nell’articolo 11, al comma 3, riguardo a come si addiviene all’lezione dello stesso, recita così: “il Consiglio provvede alla elezione del Presidente nel suo seno, con scrutinio segreto e con il voto favorevole dei due terzi dei Consiglieri assegnati. Se in prima convocazione la votazione risulta infruttuosa, viene indetta, entro otto giorni, la seconda convocazione, ed è eletto Presidente dell’assemblea il Consigliere che riporta, nella prima votazione, la maggioranza dei voti dei due terzi dei Consiglieri assegnati; qualora anche detta prima votazione risulti infruttuosa, viene indetta la seconda
votazione e risulterà eletto il Consigliere che avrà riportato la maggioranza assoluta dei voti dei Consiglieri assegnati”.
E per intenderci meglio, basterà dire cos’è avvenuto quest’estate ad Ardea, altro comune della provincia di Roma finito in mano ai 5 stelle. Per un intoppo alla votazione, il neosindaco non ha potuto nemmeno proporre gli indirizzi generali di governo. E a Civitavecchia?
Nella seduta già convocata per il 3 novembre è semplicemente impossibile pensare ad una maggioranza qualificata, dei due
terzi, dei consiglieri. Quindi si dovrà procedere ad una seconda convocazione, presumibilmente per il giorno successivo,
ma i requisiti sono gli stessi e sull’aula Pucci si leverà un’altra nerissima fumata. però: alla seconda votazione in seconda convocazione, come pensano i grillini di raggiungere la maggioranza assoluta?
Perché si tratta di maggioranza, come si comprende, non dei presenti, ma degli aventi diritto. Detta in parole povere, ora siamo a quota 12 e non basta. Anche a legar tutti gli atri alla sedia, quando rientrerà la Trapanese dal Nepal,
il capogruppo La Rosa sarà decollato alla volta della Cina. E non si potrà procedere ad altro provvedimento che non sia l’elezione del presidente stesso, per ingannare l’attesa: senza nessuno che possa sedersi, con l’approvazione esplicita della maggioranza dei suoi colleghi, sullo scranno più alto dell’aula Pucci, delibere, ordini del giorno, mozioni, interrogazioni
non possono, ma devono attendere. Il che manda difilato il pensiero all’approvazione del bilancio, anch’essa paralizzata,
oltre che assai rischiosa visti i conti di Palazzo del Pincio: si utilizzerà la deroga per sforare il 31 dicembre?
Si finirebbe in piena campagna elettorale, oppure si rischierebbe di incorrere nella limpida circostanza che prescrive la nomina
di un commissario ad acta che corregga le storture causate dalla suddetta paralisi. Proprio quel commissario è il “fantasma” che sta togliendo il sonno a Cozzolino, piombato in uno stato di perenne Halloween: perché il suo arrivo sarebbe, grillini volenti o nolenti, la fine dei giochi.
L’uomo nero per il sindaco, Babbo Natale per i civitavecchiesi ormai sfiniti.