Quando non si realizza un’opera si determina un grave danno per i cittadini ma il danno peggiore che può essere arrecato è dare, della amministrazione della cosa pubblica, un’immagine funzionale ad interessi personalistici, che talvolta appaiono persino caricaturali.
Un intervento di natura materiale può essere rinviato nel tempo ma quando si procede in maniera sistematica ad allontanare la gente da una visione di buona politica, intesa quale azione al servizio degli interessi generali, si colpiscono in profondità e con violenza le fondamenta stesse della nostra convivenza civile e del nostro senso di appartenenza ad una comunità.
E’, in qualche modo, quello che sta avvenendo nella nostra città.
L’immobilismo e l’insipienza amministrativa si accompagnano al sapore amaro di operazioni che inseguono logiche servili di dinamiche estranee ai confini territoriali, che hanno il segno di pratiche deteriori di mera lottizzazione del potere e che, talvolta, si accompagnano ad incomprensibili rallentamenti di atti amministrativi importanti quali, a titolo di esempio, il progetto di riqualificazione della Frasca.
Tre o quattro che siano i rimpasti amministrativi sono comunque troppi per qualunque Comune che aspiri ad una cura appena decente dei propri interessi.
Cosa segnalano?
In primo luogo, che i problemi della città e dei cittadini non rappresentano, per la nostra amministrazione comunale, una priorità. Difficile considerare, infatti, quale esempio di buona amministrazione, che assessori alle prese con questioni complesse e con normative in continua evoluzione, vengano, con disinvoltura, sostituiti nel proprio incarico, dopo pochi mesi, in una febbrile e ingiustificata alternanza.
In secondo luogo, appaiono evidenti scelte che sono frutto di pressioni esterne e che sembrano corrispondere più ad ansie di potere che al desiderio di affrontare con maggiore efficacia i problemi delle persone.
In terzo luogo, l’arroganza di chi, di fronte a tale sfrontata evidenza, continua sulla propria strada ignorando il disagio che tali azioni provocano, inevitabilmente, nel tessuto sociale della città. Atteggiamento che si è di recente confermato persino nelle modalità di gestione della presidenza del Consiglio Comunale.
Non vi è dubbio che si stia abusando della pazienza di una città che non è solo stremata dagli effetti della pandemia ma che soffre di tassi di disoccupazione molto alti, di vertenze irrisolte, di nuove povertà emergenti e diffuse e di bisogni fondamentali insoddisfatti.
Non solo non appare, a questo punto, chiaro verso quale direzione l’amministrazione comunale voglia procedere per rilanciare lo sviluppo, ma quali atti concreti quotidiani intenda assumere per lenire le sofferenze dei cittadini.
Il Segretario del Partito Democratico – Circolo di Civitavecchia
Piero Alessi