Cittadini per l’aria: “I fumi delle navi in porto sono un rischio per le persone, esposte a livelli di inquinamento anche 90 volte più alti di dove l’aria può considerarsi pulita”.
Picchi di particolato fino a 90 volte più alti di dove l’aria può considerarsi pulita. Punte di biossido di azoto che raggiungono livelli elevati in prossimità delle navi.
È questo il risultato delle misurazioni condotte nel porto di Civitavecchia il 19 e 20 giugno 2022 da Cittadini per l’Aria in collaborazione con il Forum Ambientalista e la rete Civitavecchia Bene Comune ed il supporto tecnico dell’esperto della ONG ambientalista tedesca, NABU, Axel Friedrich.
Durante i monitoraggi, gli esperti hanno misurato sia le concentrazioni di particelle ultrafini in uscita dai camini delle navi sia quelle di black carbon che ha raggiunto livelli di 3000/7000 ng/m3, un inquinante derivante dalla combustione incompleta dei carburanti e riconosciuto essere un potenziale cancerogeno per l’uomo, oltre che dei NOx, gli ossidi di azoto, dei gas che derivano prevalentemente dalla combustione dell’olio pesante. Fumi, insomma, che hanno origine dalle emissioni delle navi e che mettono a grave rischio la salute dei cittadini, oltre che l’ambiente.
“Durante il monitoraggio – ha sottolineato Anna Gerometta, Presidente di Cittadini per l’Aria – è emerso che le navi nei nostri porti sono equiparabili a stabilimenti non ambientalizzati collocati nel cuore delle città e a pochi metri dalle finestre dei loro abitanti. Un problema enorme, che abbiamo già constatato e misurato a Genova, Livorno, Venezia, Napoli, Savona e Ancona che può essere risolto adottando carburanti più puliti, filtri antiparticolato e sistemi di riduzione delle emissioni di ossidi di azoto. Eppure, nonostante i grandi profitti derivanti dall’industria del trasporto marittimo le compagnie non adottano queste soluzioni e continuano ad avvelenare l’aria delle nostre città di porto”
Grazie all’impegno assunto all’IMO (International Maritime Organitazion) pochi giorni fa di adottare – per quanto riguarda gli ossidi di zolfo (SOx) – l’area ECA nel Mar Mediterraneo, che si auspica entri in vigore dal 2025, sarà possibile salvare centinaia di vite nel nostro Paese e migliaia nel bacino del Mediterraneo. Manca però ancora l’impegno per contenere invece gli ossidi di zolfo (NOx), e quindi l’NO2, che rappresenta un problema enorme nei porti e in relazione al quale l’Italia è stata condannata dalla Corte di Giustizia Europea per la violazione sistematica e continuato i limiti vigenti del biossido di azoto (NO2) il 12 maggio scorso.
Vi è oggi un rischio in più per l’ambiente. Le compagnie di trasporto marittimo, per riuscire a rispettare i nuovi limiti sul contenuto di zolfo dei fumi entrati in vigore nel 2020 senza rinunciare all’uso del più economico olio pesante, stanno adottando i c.d. scrubbers, dei sistemi che “lavano” i fumi di scarico rilasciando in mare l’acqua usata per questi lavaggi, carica di sostanze tossiche o comunque contaminate.
Con l’Unione Europea che chiede al settore del trasporto marittimo di dimezzare le proprie emissioni entro il 2030, e rendersi climaticamente neutro entro il 2050, l’estensione della nascente area ECA alle emissioni di Nox e l’adozione delle ulteriori misure – come l’elettrificazione delle banchine e la riconversione elettrica delle flotte – sono urgenti.
“A Civitavecchia dove stazionano in porto nella stessa giornata fino ad 8 grandi navi da crociera, oltre ai traghetti e alle navi mercantili, è necessario abbattere drasticamente l’inquinamento con un piano di ambientalizzazione dello scalo che preveda l’elettrificazione delle banchine, per cui è già disponibile un primo finanziamento del PNRR di 80 milioni di euro, e la creazione di una grande comunità energetica alimentata completamente da fonti rinnovabili per un porto a emissioni zero” commentano dal coordinamento Civitavecchia Bene Comune.
“Purtroppo non stupiscono i dati del monitoraggio visto le emissioni provenienti dalle altre importanti fonti inquinanti presenti sul territorio che, giocoforza, vanno a sommarsi con quelle dell’ imponente traffico navale che verte nel nostro scalo. Una situazione che si è aggravata nel tempo anche per la non volontà delle istituzioni di prossimità di affrontare il problema ignorando sia le prescrizioni della Via al Piano Regolatore Portuale che imponevano l’elettrificazione delle banchine, che la richiesta proveniente dal territorio di individuare specifiche norme per le aree portuali nell’ambito del Piano di Qualità dell’Aria regionale” chiarisce Simona Ricotti del Forum Ambientalista OdV, sottolineando che “Vista l’arroganza degli armatori e l’ignavia delle istituzioni, realizzare l’area ECA nel Mediterraneo e riconvertire lo scalo realizzando una comunità energetica basata sulle rinnovabili, sono ormai obiettivi imprescindibili”.
Il Dr. Axel Friedrich, l’esperto che ha effettuato le misurazioni, rileva che “l’impatto delle navi da crociera e dei traghetti è largamente sottovalutato. Chiunque può vedere i grandi sfiati neri e che escono dai camini, ma questi si accompagnano in grandi quantità egli altri inquinanti come gli ossidi di azoto. Ciò perché non esistono soglie di emissioni per le particelle e limiti estermamente deboli per lìossido di azoto”.
Gli inquinanti atmosferici emessi dalle navi come particolato, fuliggine, ossidi di zolfo e di azoto danneggiano la salute umana, l’ambiente e il clima. Il particolato è collegato a gravi problemi di salute come le malattie cardiovascolari e respiratorie, ictus e cancro. La Commissione europea stima che ogni anno, in Europa, 50.000 persone muoiano prematuramente per l’inquinamento causato dalle emissioni navali. E’ stato condotto proprio a Civitavecchia l’Importante studio italiano che ha concluso che vivere in prossimità di un porto incrementa del 31% la probabilità di tumore al polmone e del 51% il rischio di morte prematura ricollegabile a malattie neurologiche.