Civitavecchia, che mesi addietro era ancora alle prese con la sua cronica crisi economica, deve ora combattere anche contro una  nuova crisi, dovuta sia in città che nello scalo all’emergenza Covid-19.

Sarebbe logico attendersi che di fronte a una iattura di tale portata gli esponenti dei partiti, superando  qualsiasi distinzione di orientamento politico, si sentissero in dovere di compattarsi e lavorare tutti insieme per rimettere in piedi ciò che resta delle nostre attività produttive, e proiettarsi anche oltre il contingente. Non è questo però ciò che accade a palazzo del Pincio, nel municipio del Comune di Civitavecchia, cioè del soggetto che determina gli assetti complessivi della comunità cittadina, dove nonostante le enormi difficoltà e il disorientamento che regna in città, gli esponenti  della coalizione di governo trovano il tempo e il rnodo di scontrarsi, sembra su questioni di equilibrio interno. Rasentando la rottura.

Ebbene, è del tutto chiaro che dell’instabilità della situazione politica locale, che – intendiamoci bene – appartiene purtroppo alla storia di questa città, non possono che essere ritenuti responsabili i partiti, data la loro natura di associazioni deputate a realizzare la democrazia rappresentativa attraverso la partecipazione politica. E un motivo, un motivo concreto di tanta inadeguatezza dell’istituzione comunale di fronte alle necessità che impone la congiuntura deve pure esserci. E con tutta probabilità  deve essere individuato nel fatto che molti politici locali hanno sostanzialmente smarrito il significato del ruolo che i partiti, nella visione dei padri costituenti, sono chiamati a svolgere nella società. Né il senso dell’influenza che i partiti sono chiamati ad esercitare sull’indirizzo politico della città.

Insistiamo sui partiti, perché ad essi è principalmente affidato il compito di provvedere alla formazione ideologico-politica dei loro aderenti e alla selezione dei candidati alle cariche pubbliche elettive. Il che comprende l’esame collegiale, la discussione e la risoluzione dei maggiori problemi della società. Un compito delicato, che richiede un vero e proprio incontro tra militanti, e tra militanti e dirigenti, per superare tutta una serie di difficoltà, soprattutto relazionali, su cui ad esempio lo scrivente sodalizio ha avuto modo di  soffermarsi nel redigere il proprio statuto. Per essere più espliciti, sappiamo bene che il massimo risultato di un organo di natura politica si ottiene quando tutti i suoi componenti cooperano e si coordinano in una strategia comune. E che ciò avviene solo quando sono stati offerti incentivi soddisfacenti di partecipazione, e in sostanza a tutti è stata data la possibilità di contribuire alle decisioni stabilendo saldi e soddisfacenti legami tra gli aderenti, e tra questi e i vertici.

L’articolazione di questi rapporti è poi in realtà più estesa, perché vede come parti in causa, oltre all’organizzazione del partito, l’elettorato e le istituzioni, nonché il confronto con metodo democratico, con gli altri partiti. Sembra quindi evidente che solo nel caso in cui un partito o una coalizione di partiti  uniformino il loro operato alle modalità sopra richiamate possono approdare  alla nomina al governo cittadino di rappresentanti all’altezzadella situazione perché abituati ad operare in linea con tali postulati.

Il presidente

Associazione socio-culturale IL TRITTICO

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