Il tavolo svoltosi recentemente in Comune alla presenza del sindaco Tedesco e dell’assessore Regione Lazio Lombardi sul tema della trasformazione a gas di Torre Nord ha visto le due istituzioni convenire circa la necessità che venga archiviata una tale soluzione. Lo stesso punto di vista è stato espresso dalle associazioni datoriali FederLazio e LegaCoop, così come dal sindacato dei lavoratori Fiom Cgil, ma con argomentazioni che più ci convincono. La stessa sortita di Unindustria dopo mesi di silenzio va accolta con piacere, trattandosi di una grande associazione che ha il dovere e la responsabilità di svolgere un ruolo attivo su un problema di simile portata.

Sia ben chiaro: non abbiamo l’intenzione né la presunzione di dare giudizi né di stilare pagelle sulla congruità delle decisioni che maturano in argomento: vogliamo soltanto che la città non abbia più a dividersi tra chi è più concentrato sull’ambiente e chi più sul lavoro. Perché così si rischia, e molto. E questo scontro può essere propedeutico a una sonora sconfitta. Evitiamola per il bene di tutti. Noi siamo tra quelli che ritengono che occorra agire con pazienza ed umiltà, cogliere tutte le sfaccettature del problema, evitando unilateralismi che possano arrecare danni o penalizzazioni. E nella fase in cui ci troviamo a interloquire – quella intermedia – che prelude al definitivo abbandono dell’uso dei fossili ai fini energetici, c’è la tematica ambientale che non può essere ignorata, come c’è il problema legato al mondo del lavoro che riguarda imprese e prestatori d’opera. E qui i sindacati, quali libere associazioni di lavoratori e datori che operano collettivamente per tutelare i diritti dei loro rappresentati, devono avere tutto il nostro sostegno e la nostra solidarietà. Si può arrivare ad una soluzione condivisa che soddisfi tutti in un unico modo: cercando di trovare un punto di equilibrio tra i vari temi ed una soluzione ai problemi economici che inevitabilmente i vari attori saranno chiamati ad affrontare. E il tutto va realizzato intorno a un tavolo che sia in grado di decidere. Mise o Ministero della transizione ecologica fa lo stesso, purché tutti siano presenti e tutti condividano le soluzioni finali. Da quel tavolo deve scaturire non solo il futuro economico della città per i prossimi 10/15 anni, ma anche per i prossimi 20/30/40. Perché attuare una transizione del genere non è come spingere un interruttore. Quindi tutti devono sapere come investire, come formarsi e dove vivere. La città deve essere sempre garantita sotto il profilo ambientale così come devono essere tutelati lavoratori ed imprese che rappresentano un aspetto tanto significativo e qualificante di una società evoluta.

Italia Viva “Comitato Polo Civico”

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