Civitavecchia, Musolino: “Il porto presente nella giornata per la legalità”
Il presidente dell’Adsp ricorda come ogni anno l’iniziativa che culmina a Palermo il 23 maggio parta dallo scalo locale.
A 29 anni dalla strage di Capaci, l’Italia commemora la morte del magistrato Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo e di Vito Schifano, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro, scorta del giudice, uccisi da 500 kg di tritolo il 23 maggio 1992.
Anche il presidente dell’Adsp Pino Musolino, sui social, ha voluto evidenziare l’importanza di questa giornata, per la cultura della legalità, ricordando come da oltre 10 anni il 22 maggio la nave della legalità parta proprio dal porto di Civitavecchia.
“Il 23 maggio è sempre stato, anche per il #portodiCivitavecchia, un momento di grande impegno e riflessione sulla tematica della #legalità, in occasione dell’anniversario delle stragi di Capaci e di via D’Amelio. Anche quest’anno sotto lo slogan #PalermoChiamaItalia vogliamo far sentire – scrive Pino Musolino – come realtà portuale da dove il 22 maggio è sempre iniziato il viaggio della nave della legalità, la nostra, seppur virtuale, testimonianza e vicinanza alla meritoria iniziativa del Miur e della Fondazione Giovanni Falcone, che hanno voluto come punto di partenza delle proprie celebrazioni il nostro scalo, ribadendo fortemente che anche il Porto di Civitavecchia e tutto il suo cluster si uniscono al grido #DicosaSiamoCapaci, scelto per identificare questa giornata dalla forte ed evidente valenza simbolica. Crediamo fortemente, anche in un momento così delicato della vita di ognuno di noi, che non bisogna mai abbassare la guardia e lottare per la legalità in ogni ambito”.
IL PRESIDENTE MATTARELLA – “Nessuna zona grigia, nessuna omertà né tacita connivenza: o si sta contro la mafia o si è complici dei mafiosi. Non vi sono alternative”, le parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nell’aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo dove si svolgono le commemorazioni. Presenti anche il presidente della camera Roberto Fico e i ministri Lamorgese, Cartabia, Carfagna e Bianchi.
“L’onda di sdegno e di commozione generale, suscitata dopo i gravissimi attentati a Falcone e a Borsellino, il grido di dolore e di protesta che si è levato dagli italiani liberi e onesti è diventato movimento, passione, azione. Hanno messo radici solide nella società. Con un lavorio paziente e incessante, hanno contribuito a spezzare le catene della paura, della reticenza, dell’ambiguità, del conformismo, del silenzio, della complicità”, ha detto il Presidente della Repubblica.
“La mafia ha sicuramente paura di Forze dell’ordine efficienti, capaci di contrastare e reprimere le attività illecite. Ma questa paura l’avverte anche di fronte alla ripulsa e al disprezzo da parte dei cittadini e, soprattutto, dei giovani”, ha spiegato Mattarella, aggiungendo: “Anche il solo dubbio che la giustizia possa non essere, sempre, esercitata esclusivamente in base alla legge provoca turbamento. Se la Magistratura perdesse credibilità agli occhi della pubblica opinione, s’indebolirebbe anche la lotta al crimine e alla mafia”.
“A figure di magistrati come Falcone e Borsellino la società civile guarda con riconoscenza. Vi guarda come lezioni che consentono di nutrire fiducia nella giustizia amministrata in nome del popolo italiano. In direzione contraria sentimenti di contrapposizione, contese, divisioni, polemiche all’interno della Magistratura, minano il prestigio e l’autorevolezza dell’Ordine Giudiziario”, il monito.
“Vorrei ribadire qui, oggi, quanto già detto nel giugno 2019 al Csm e nel giugno 2020 al Quirinale: la credibilità della Magistratura e la sua capacità di riscuotere fiducia – ha sottolineato ancora Mattarella – sono imprescindibili per il funzionamento del sistema costituzionale e per il positivo svolgimento della vita della Repubblica”.
“Gli strumenti a disposizione non mancano. Si prosegua, rapidamente e rigorosamente, a far luce su dubbi, ombre, sospetti su responsabilità. Si affrontino sollecitamente e in maniera incisiva i progetti di riforma nelle sedi cui questo compito è affidato dalla Costituzione”, ha spiegato.
“Falcone e Borsellino – ha quindi aggiunto il Presidente della Repubblica – erano due magistrati di grande valore e di altissima moralità. L’intelligenza e la capacità investigativa erano valorizzate e ingigantite da una coscienza limpida, un attaccamento ai valori della Costituzione, una fiducia sacrale nella legge e nella sua efficacia”.
“La mafia volle eliminarli non soltanto per la loro competenza nella lotta alla criminalità organizzata, per la loro efficienza, per la loro conoscenza dei metodi e delle prassi del crimine organizzato- dice -.Li assassinò anche perché erano simboli di legalità, intransigenza, coraggio, determinazione. Erano di stimolo e di esempio per tanti giovani colleghi magistrati e per i cittadini, che li amavano e riponevano in loro fiducia e speranza. Sono rimasti modelli di stimolo e di esempio”.
La commemorazione – “Non dimenticheremo mai Giovanni Falcone, magistrato ed eroico servitori dello Stato, caduto per difendere la legge, affermare la giustizia, preservare la civile convivenza. Nel 29°anniversario della strage di Capaci in cui morirono Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e gli uomini della scorta – Vito Schifano, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro – rivolgo un pensiero alle famiglie delle vittime di tutte le violenze mafiose e l’invito a tenere sempre vivo il valore esemplare di tutti gli uomini e le donne delle Istituzioni, delle Forze Armate e delle Forze di polizia che hanno perso la vita nell’adempimento del loro dovere al servizio del Paese”, ha commentato il Sottosegretario alla Difesa, Stefania Pucciarelli.
“Spetta, quindi, a tutti noi e in particolare ai giovani – ha aggiunto – che saranno i protagonisti del domani, mantenere alto l’esempio lasciato da Giovanni Falcone e fare propria la lezione di legalità, di professionalità e di amore per lo Stato che il magistrato ci ha trasmesso. Un uomo delle Istituzioni che, fino all’ultimo, ha scelto di fare il proprio lavoro, sfidando la paura e la solitudine. Il suo impegno e il suo desiderio di giustizia rappresentano importanti punti di riferimento che dobbiamo sempre tenere a mente sulla strada della lotta alle mafie”, ha concluso Pucciarelli.
“Sono stata qui in quest’aula altre due volte. E’ sempre una grande emozione esserci. Già da questa mattina lo ero, quando siamo stati a Capaci a deporre una corona di fiori dove è avvenuta l’esplosione. Abbiamo parlato col sindaco che abita lì vicino, ci ha raccontato di quella esplosione, non immaginava nessuno cosa fosse successo. E’ sempre una grande emozione ricordare Giovanni Falcone, sua moglie, gli agenti e i membri della scorta”. Così il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese nell’aula bunker dell’Ucciardone a Palermo dove si celebrò il maxiprocesso alla mafia. “Perché sembra una cosa così attuale nonostante il tempo? Perché l’approccio di Falcone cambiò molte cose – ha aggiunto – Un’impronta alle indagini solida, avere sempre punti informativi e di collegamento, riteneva che non ci dovesse essere l’approccio ad un singolo reato, ma collegare una rete di indagini di mafia”.
“La mafia – ha aggiunto Lamorgese – non ha confini. A Nord ci sono organizzazioni criminali molto estese, soprattutto in questo periodo di covid la mafia si è inserita nei circuiti della legalità, dell’economia legale. E in epoca di pandemia si sono verificate infiltrazioni anche nei settori sanitari”.
“Il lavoro di Falcone è stato quello di andare alla ricerca della forza economica della mafia. E lo portò a sviluppare la consapevolezza che bisognava superare i confini nazionali”, ha detto la ministra della Giustizia Marta Cartabia intervento nell’aula bunker di Palermo. “Quando Falcone venne al Ministero della Giustizia, nel 1991, iniziò una fase di cooperazione internazionale i cui esito vediamo adesso. Fu un periodo breve ma fecondissimo. Alle Nazioni unite è stata approvata a ottobre una risoluzione in cui di nuovo si pone l’attenzione sul rischio che la criminalità organizzata fiorisca ancora in queste condizioni socio economiche così provate, dopo il tempo della pandemia e a maggior ragione con il denaro che arriverà con il recovery fund”, ha spiegato Cartabia, continuando: “Anche per me è stata una sorpresa apprendere la tesi di laurea in diritto amministrativo di Giovanni Falcone, che era un giurista completo. La cosa interessante della tesi è che lui era interessato alla fase istruttoria, alla ricerca delle prove, che lui considerava il cuore di un processo di qualunque natura. La prova granitica, senza la quale non si può’ portare a giudizio”.
“A livello europeo, fu Falcone – sottolinea ancora la ministra – il primo a intuire che occorreva una protezione penale degli interessi finanziari. Tra qualche settimana prenderà avvio la Procura europea, una istituzione dell’Ue, anche qui troviamo un lascito di Falcone”.
“Questo lenzuolo, appeso al ministero, è stato fatto dai ragazzi di Roma, a testimonianza del fatto che i tutti i ragazzi d’Italia sono oggi qui in quest’aula. Una giornata che ricorda la legalità e il diritto di vivere una vita felice e insieme”. Lo ha detto quindi il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, nell’aula bunker.
“Il ministero – ha aggiunto – deve essere la casa di tutti i bambini e bambine del paese, il luogo dove vive la nostra democrazia. La scuola è affetto e solidarietà. Il primo volto dello Stato è quando il bambino va a scuola, all’asilo e vede la propria maestra. Dobbiamo tornare a ricucire il nostro paese in un senso comune di fraternità”.