CIVITAVECCHIA – “Non abbiamo avuto mai dubbi su quanto fosse importante per il territorio di Civitavecchia il progetto dell’offshore eolico, al punto di essere stati i primi a proporlo all’ex Assessorato della transizione ecologica della Regione Lazio che poi lo ha fatto proprio per portarlo avanti sino ad inserirlo nel futuro Distretto delle Rinnovabili.
Ma abbiamo sempre detto anche a tutti, istituzioni e rappresentanti della società proponente, quanto questo progetto avrebbe dovuto cambiare rotta rispetto al passato e passare per un importante interlocuzione con la comunità locale e, in particolare, con le realtà territoriali che sarebbero state coinvolte. Primi fra tutti i pescatori.
Condividiamo, quindi, in toto le preoccupazioni del segretario nazionale della UILA Pesca, Massimiliano Sardone.
Negli incontri avuti con i pescatori abbiamo sempre apprezzato la disponibilità da loro espressa nei confronti del progetto, basata anche sulla consapevolezza della necessità di uscire dall’era fossile, ed abbiamo condiviso preoccupazioni relative al posizionamento delle pale eoliche, che, con nostro grande stupore, così come da progetto presentato, andrebbero, invece, ad interferire, limitandola molto, l’attività di pesca. Attività di cui è superfluo ribadire l’importanza sia in termini occupazionali che in termini di sicurezza alimentare.
Da sempre pensiamo che il porto sia il principale centro produttivo ed economico della città, una grande comunità che va rivalutata e riorganizzata con interventi che tengano conto delle necessità operative, economiche ed occupazionali di tutti i comparti presenti, tra cui quello della pesca: il fotovoltaico sui tetti, la pompa di carburante all’interno dell’area portuale, la vitale camera iperbarica (pronta da anni ma inutilizzata) resa operativa e messa a servizio, unitamente al presidio sanitario, delle tante attività subacquee operanti nello scalo.
Ritorna dunque attualissimo Porto Bene Comune, ovvero il progetto di ambientalizzazione del porto per il tramite delle rinnovabili, che, visto il successo avuto nelle gare europee, sarebbe il caso di rendere finalmente operativo, inserendolo a pieno titolo nell’ambito delle attività legate al Distretto delle Rinnovabili.
Civitavecchia ha pagato già pesantemente, sia in termini sociali che ambientali, i progetti calati dall’alto, senza riguardo alcuno ai bisogni della sua comunità, dei suoi lavoratori e alle caratteristiche del territorio.
La transizione che verrà, oltre a traghettarci fuori dall’era fossile, deve anche sovvertire questa modalità “iniqua” di gestione dei processi che la nostra comunità, sia chiaro, non è più disponibile ad accettare”.
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