L’assessore alla Pubblica Istruzione del Comune di Civitavecchia, Monica Picca, rende noto che il Servizio di Assistenza Educativa Culturale (AEC) per gli alunni con disabilità è stato per la prima volta esteso anche al contesto domiciliare. Per venire incontro alle famiglie, infatti, da oggi i bambini con disabilità, impossibilitati a frequentare la scuola durante questo periodo di emergenza sanitaria, potranno usufruire di un’assistenza al di fuori dell’edificio scolastico, grazie a una recente e innovativa iniziativa avviata dall’assessorato alla P.I.
«Il primo incontro con l’alunno si è tenuto al parco» racconta l’assessore Picca, «con la collaborazione della famiglia. Il bambino era felicissimo, sia perché ha rivisto la sua assistente, sia perché ha potuto trascorrere con lei momenti di gioco e divertimento condivisi, significativi e fondamentali in questo particolare momento. Anche i genitori sono stati contenti di accogliere questa iniziativa che consente ai loro bambini di non restare isolati per colpa dell’emergenza pandemica. Un ringraziamento particolare va all’Ufficio P.I., in particolare alla nostra coordinatrice pedagogica, dottoressa Alessandra Darini, e alla dottoressa Stefania Camilletti di CSP srl. Proprio grazie a queste specifiche competenze integrate fra loro» spiega, «è possibile offrire un supporto concreto alla realizzazione del progetto educativo e formativo dell’alunno. Attraverso la sinergia tra le varie istituzioni, il bisogno educativo diventa “speciale”. Puntiamo, pertanto, su competenze e risorse qualificate per poter rispondere in modo adeguato alle varie difficoltà senza correre il rischio di discriminare ed emarginare.
«Siamo convinti che l’intervento educativo con l’alunno con disabilità grave, nella scuola, presupponga un lavoro in rete tra le Istituzioni, le famiglie e le varie figure professionali che, con ruoli diversi e in maniera coordinata, concorrano al perseguimento di un progetto di vita del disabile e della sua famiglia».
«Gli incontri avverranno con cadenza settimanale» precisa Monica Picca, «con l’obiettivo di mantenere la continuità educativa e il legame affettivo con la figura dell’AEC, che rappresenta un punto di riferimento nella “vita scolastica” del bambino con bisogni speciali».