“Come è difficile essere italiani”
“Negli anni ’70 andava in onda una trasmissione dal titolo “Il Rododentro” condotta dal grande regista-attore Nanni Loy nella quale intervistava la gente comune dando l’occasione di sfogarsi, di dire e raccontare cosa gli “rodeva dentro”, consegnando, come simbolo, un fiore di rododendro. Si dava, così, origine a una sorta di camera dei desideri non espressi dove si era liberi in un pensiero libero senza reticenze e censure. Spesso quello che ci “rode dentro” non è un pensiero negativo verso questo o quel personaggio o verso quel qualcosa che non ci piace; può essere, invece, un pensiero positivo e pieno di speranza. In tutti i casi esprimersi è come buttare nel mare e consegnare alle onde una bottiglia con dentro un nostro pensiero. Qualcuno raccoglierà quella bottiglia e per curiosità l’aprirà e leggerà quel biglietto che contiene il mio “rododentro” che vado ad esprimere in tutta semplicità ed onestà di intenti senza reticenze e censure.
Nell’arco dell’anno ricorrono due giornate nelle quali si celebra con solennità il ricordo di due eventi del passato e quindi affidati alla storia. Queste giornate sono il 2 giugno, la Festa della Repubblica, ed il 4 novembre in cui si celebra l’Unità Nazionale conquistata con la 1^ Guerra Mondiale e la Festa delle Forze Armate. Per noi Civitavecchiesi tali ricorrenze sono celebrate in “Piazzale degli Eroi”, davanti al Monumento ai Caduti, con la partecipazione del nostro primo Cittadino, delle Autorità religiose, civili, militari, dei Corpi Armati dello Stato, delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma, dei Vigili del Fuoco, della Croce Rossa, della Protezione Civile, del PASFA, di una banda cittadina, ecc.. Mi chiedo: e la popolazione, i Civitavecchiesi dove sono? Se escludiamo i familiari, amici, conoscenti delle Rappresentanze che avvolgono sia fisicamente sia con puro sentimento di partecipazione l’area della cerimonia, solo qualche sparuto gruppetto sosta un pò più lontano come a significare che il ricordo di chi ha donato alla Patria la propria vita è prerogativa o impegno di altri. Niente di più sbagliato. Tutti abbiamo perso una persona cara nei vari conflitti che hanno interessato l’Italia e noi, per esprimere la nostra eterna riconoscenza, abbiamo il dovere, se non altro, di ricordare chi ci ha permesso oggi di vivere lontano dalle immani catastrofi chela guerra può procurare e che è l’infelice invenzione dell’uomo. Le mille e mille Croci bianche poste con amorevole cura nei vari cimiteri militari, che sono la tangibile prova di tante vite spezzate da un tragico destino e che parlano di madri, spose, figli non più rivisti, devono costituire un monito perché esse ci mandano un messaggio: Non dimenticatevi di noi. Questa carenza di partecipazione, purtroppo, non è limitata solo alla nostra Comunità, ma interessa, chi più e chi meno, altre realtà cittadine. Ho parlato prima della nostra storia e la citazione di Cicerone ne esprime il concetto nella incisività del latino: “La storia in verità è testimone dei tempi, luce della verità, vita della memoria, maestra di vita, messaggera dell’antichità”. In poche parole è racchiusa l’essenza della nostra vita e vale a dire: “ Il destino dei vivi è nel ricordo dei morti, il destino dei morti è nel ricordo dei vivi”.
Ma poi mi sorge un dubbio: e se la gente non ha la memoria di queste date? Cioè non sa o è distratta dalle tante preoccupazioni che attanagliano quotidianamente la nostra vita? Sarebbe facile dire che è compito dell’Amministrazione Comunale farsi carico di dare dovizia di comunicazione non solo con manifesti ma con tutti i mezzi che la tecnologia moderna ci mette a disposizione e forse anche con i mezzi che si usavano una volta e cioè l’annuncio con microfono per le vie cittadine invitando la popolazione a partecipare in massa. Noi sappiamo che le Amministrazioni sono lo specchio della Società che le elegge ed allora è plausibile pensare che anche per esse stesse venga meno il fervido ricordo del nostro passato. Allora aggiungerei che è anche dovere delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma che operano in quel contesto cittadino e che sono le custodi designate dei valori che quei monumenti ricordano, essere di ausilio alle Amministrazioni Comunali. E magari consigliare loro che sarebbe opportuno predisporre, nei giorni di celebrazione, uno spazio per i cittadini,preferibilmente accanto alle scolaresche, per testimoniare un ideale passaggio di consegne da parte di chi è più datato negli anni a quei ragazzi che saranno il nostro futuro e che noi abbiamo il dovere di educare e far crescere con sani principi che sono i presupposti per sentirsi appartenenti ad una comunità che si vuole elevare non solo materialmente con il lavoro ma anche spiritualmente nel ricordo del nostro glorioso passato. Al di là delle parole scritte che possono o no essere condivise, rimane sempre quella stretta al cuore che provo in queste due giornate, peraltro festive, nel vedere pressoché assenti i miei concittadini. E allora una domanda: perché? Spero che qualcuno raccolga quella bottiglia affidata alle onde del mare e si faccia foriero del messaggio in essa contenuto; messaggio di speranza e di ottimismo che esprime il desiderio di vederci nelle prossime solenni ricorrenze idealmente uniti attorno a quelle Croci bianche e al nostro Tricolore”.
Bers. Nicola Toma