“Sorprende e non poco la risposta data dal Sottosegretario Umberto Del Basso De Caro, il 21 settembre ultimo scorso, all’interrogazione dell’onorevole Daga (M5S) sul tema del completamento della strada statale 675 “Umbro Laziale” tratto Monteromano Est – Civitavecchia.
Sorprende perché il Sottosegretario nel suo intervento , ricostruisce tutta la vicenda relativa al cosi detto “tracciato verde” che localizza il tratto terminale della strada statale 675 nella Valle del Mignone e dall’ascolto delle sue stesse parole, non si può che rendersi conto che si sta parlando di un progetto non realizzabile e ciò per gli accadimenti pratici che lo stesso Sottosegretario cita (ad esempio per i NO tombali del Ministero dell’Ambiente e per i vincoli della normativa comunitaria che tutelano la Valle del Mignone) ma nonostante ciò il rappresentante del Governo conclude il proprio intervento in modo totalmente contraddittorio rispetto ai fatti citati nella precedente ricostruzione, come una musica che si interrompe bruscamente con un rumore fastidioso e dissonante o più semplicemente come una conclusione che prescinde totalmente dalla reale storia dei fatti contraddicendoli alla radice.
La conclusione del Sottosegretario UmbertoUmberto Del Basso De Caro è la seguente: (si cita fedelmente) “Il 3 agosto scorso si è quindi convenuto di rimettere al Consiglio dei ministri la decisione sulla pronuncia di compatibilità ambientale dell’opera in esame, prevedendo di prescrivere lo svolgimento, a carico di ANAS, delle ulteriori fasi della VINCA (completamento della valutazione appropriata attraverso il monitoraggio delle specie animali e vegetali presenti, valutazione delle alternative, mitigazioni e compensazioni). Gli studi verranno poi sottoposti al Ministero dell’ambiente; nel caso del permanere del parere negativo sulla VINCA, si provvederà ad autorizzare l’opera, per motivi imperativi di rilevante interesse pubblico, consultando la Commissione Europea sulle misure di compensazione da adottare.”
Ebbene qui ci si trova di fronte ad una chiara delegittimazione delle regole, dei passaggi giuridici chiave della democrazia, ci si trova anche di fronte alla mancanza totale di rispetto Istituzionale verso uno degli organismi apicali del potere esecutivo del nostro Paese quale è il Ministero dell’Ambiente ed in ultimo ci si trova di fronte ad una totale sordità verso le ragioni opportune delle comunità locali che, in larga maggioranza, si oppongono ad un tale scempio.
Non si comprende quando è stato il momento esatto in cui la necessità di completamento della strada statale 675 “Umbro Laziale” tratto Monteromano Est – Civitavecchia abbia coinciso indissolubilmente con il percorso verde come se solo lì sia localizzabile, quasi come se chi è contrario a quella localizzazione sia necessariamente contrario alla realizzazione di quella strada, e come se “o si fa lì o niente” . Si citano gli altri progetti ma poi in ogni ragionamento che sostiene la tesi verde, tutte le alternative si eclissano come se fossero state colpite da un meteorite e fossero improvvisamente sparite.
Non è così! E non citare che ci sono, e come se ci sono, delle alternative al completamento della Strada è strumentale ad un ragionamento politico che non rispetta le regole. Si tratta di alternative che non prevedono la localizzazione nella Valle del Mignone, che non costringono il Ministero dell’ambiente, non i soliti ambientalisti rompi scatole, ma il massimo organismo nazionale a tutela delle norme ambientali nazionale e sovranazionali , membro dello stesso esecutivo che propone tale progetto, ad esprimersi, ad esempio, nei termini che seguono :
“L’intervento modificherà in modo sostanziale, permanente e irreversibile il paesaggio dell’area, distruggendone la naturalità attuale. Dai foto inserimenti, si evidenzia infatti un impatto visivo insostenibile per il contesto specifico della valle del Mignone, l’arteria andrà a tagliare in due una continuità naturale, territoriale e storico culturale che invece deve essere conservata come bene di alto valore ambientale […] Il rumore e le vibrazioni, date le caratteristiche di grande valore ambientale dell’area in oggetto, si ritengono troppo elevati per poter essere accettati all’interno dei siti di importanza comunitaria (Sic) e nelle Zone di protezione speciale (Zps)”
Anzi si tratta di alternative, ad esempio il cosiddetto percorso viola, già approvato dal Ministero dell’ambiente. Ma in fondo appare chiaro perché si preferisce far passare il concetto, falso, che questa è l’unica alternativa.
Sì, perché dopo i sonori no istituzionali al percorso verde, qualcuno ha capito che é necessario muoversi nell’alveo della direttiva comunitaria Habitat che tutela la Valle del Mignone ed ecco perché solo ora, con decenni di ritardo e con tanti costosi pasticci, si propone, organicamente, la VINCA – art.6 comma 3 della direttiva citata , (come se le risposte date finora dall’Ambiente non fossero abbastanza chiare sull’argomento), ed allora si mettono già le mani avanti e si semina fin da subito per il piano “b”, ossia si passa al quarto comma dello stesso articolo 6 della direttiva che consente , anche in caso di conclusioni negative della VINCA di procedere per imperativi motivi di rilevante interesse pubblico.
Cari sostenitori di questa tesi, vi ricordiamo due passaggi chiave, tassativi e perentori dello stesso articolo 6 comma 4 ossia:
L’alternativa da approvare è la meno dannosa per gli habitat, le specie e l’integrità del sito Natura 2000 interessato, a prescindere dalle condizioni economiche, e non ci sono altre alternative possibile che non presentano incidenze negative sull’integrità del sito;
Qualora nel sito in causa si trova un tipo di Habitat naturale e/o una specie prioritari, possono essere adottate soltanto considerazioni connesse alla salute dell’uomo o la sicurezza pubblica (…) e previo parere della Commissione .
La verità è che ci sono alternative, e sono pubblicamente e giuridicamente dimostrabili. Ma nel mezzo c’è un’altra verità: che i soldi stanziati dalla CIPE coincidono miracolosamente con la spesa dichiarata da ANAS per il tracciato verde. Peccato che il budget indicato è quello del progetto preliminare che non contemplano alcune attività come: il PMA (piano di monitoraggio ambientale), i modelli di idoneità faunistica, ripristino e mantenimento delle aree 2 e 10 indicate nel progetto, la cantierizzazione, le opere di mitigazione e compensazione.
Nel documento ANAS, “Risposta alle richieste di integrazioni rev.4” inviato alla CTVIA, la stessa ANAS afferma più volte che “tali aspetti verranno dettagliati nelle successive fasi progettuali” e “….si rimanda alla fase di progettazione definitiva, quando si saranno effettuate le indagini propedeutiche a fornire dati certi per la predisposizione del piano”. Tutte attività che faranno lievitare i costi dichiarati e che, una volta avviati i lavori due sono le possibilità: incrementare il budget inizialmente dichiarato oppure fermare l’opera. L’Italia ha una certa esperienza con le costosissime “grandi opere” inconcluse ed inutili. Per citare l’ultima della lista, Venezia ed il suo MOSE, storia di un fallimento costato 5,5 miliardi alle tasche dei contribuenti.
Dal combinato disposto delle due condizioni dell’art 6 comma 4, bolliamo questa nuova strategia come un volo pindarico, come l’ennesimo, incomprensibile, atto di insistenza per un progetto sonoramente bocciato da una parte importante dello stesso esecutivo che lo propone e che non fa che delegittimare le Istituzioni proponenti agli occhi di chi con amore, attenzione e impegno, ogni giorno difende un ambiente unico al mondo per se e per tutti quelli che ne godranno domani.
Per ripristinare la melodia interrotta con la conclusione dell’intervento del Sottosegretario, riportiamo fedelmente l’articolo 6 comma 4 della direttiva Habitat ricordando che il Comitato per la Difesa della Valle del Mignone, oltre a non essere daltonico terra’ sempre gli occhi ben aperti per impedire qualsiasi tentativo di modificazione del nostro territorio soprattutto se contra legem.
Art. 6 comma 4 : Qualora, nonostante conclusioni negative della valutazione dell’incidenza sul sito e in mancanza di soluzioni alternative, un piano o progetto debba essere realizzato per motivi imperativi di rilevante interesse pubblico, inclusi motivi di natura sociale o economica, lo Stato membro adotta ogni misura compensativa necessaria per garantire che la coerenza globale di Natura 2000 sia tutelata. Lo Stato membro informa la Commissione delle misure compensative adottate. Qualora il sito in causa sia un sito in cui si trovano un tipo di habitat naturale e/o una specie prioritari, possono essere addotte soltanto considerazioni connesse con la salute dell’uomo e la sicurezza pubblica o relative a conseguenze positive di primaria importanza per l’ambiente ovvero, previo parere della Commissione, altri motivi imperativi di rilevante interesse pubblico”.