Forse non si è capito bene.
Non lo hanno capito tutti i realisti dell’ ”oggi non è ancora possibile, serve la transizione”, non lo ha capito l’Enel nel suo ramo italiano, non l’ha capito l’ENI che fa il contrario della BP che non investirà più in fossili. Non lo ha capito neanche, purtroppo, qualcuno dei nostri consiglieri regionali. Tutti insieme i realisti, quasi in un solo coro, continuano a dire che non c’è un altro modo di produrre energia, se non quella vecchia e obsoleta delle fonti fossili e del gas, fossile anche lui, Killer di persone e ambiente (a proposito questo inverno, Covid o non Covid, il Comitato Sole organizzerà dei seminari sulle fonti rinnovabili e l’idrogeno. Bisogna studiare).
Cari signori, il Comitato Sole vi dice che sta cambiando tutto! Siamo alle soglie di una rivoluzione energetica, anzi ne siamo già dentro, una rivoluzione che è pari o superiore a quella che l’umanità ha visto con la macchina d Watt. Le rinnovabili hanno fatto prepotentemente irruzione nella scena energetica europea e mondiale. Energia raccolta dal sole, dal vento, dal mare, con costi marginali di produzione pressoché nulli e tante enormi possibilitàdi autoproduzione, facendo a meno dei colossi energetici che ci vendono la corrente. Non sarà forse che è proprio per questo che ci sono così tante resistenze all’abbandono dei fossili?
Con le rinnovabili arrivano le batterie, che servono ad accumulare l’energia, per usarla quando non viene utilizzata immediatamente e, inevitabilmente per alcuni, arriva l’idrogeno. No, non l’idrogeno attuale, cioè l’idrogeno grigio prodotto dal metano emettendo CO2, e neanche l’idrogeno blu, quello ottenuto con improbabili quanto pericolosi sistemi di cattura e immagazzinamento della CO2. Arriva l’idrogeno pulito, l’idrogeno verde, che si produce dall’acqua, quasi miracolosamente, mettendo nell’acqua la giusta corrente. L’idrogeno che è la molecola chiave della decarbonizzazione, perché non tutto può essere fatto con la corrente elettrica: l’acciaio e la chimica hanno bisogno di idrogeno, i trasporti pesanti hanno bisogno di idrogeno, i porti e le navi hanno bisognodi idrogeno. Di idrogeno verde.
L’Europa dice zero emissioni nel 2050 e non è sola. L’Europa dice abbattimento del 60% delle emissioni nel 2030, un battito di ciglia. L’Europa destina i fondi di Next Generation EU, quella che i realisti hanno già identificato come la caccia al tesoro del Recovery Fund; ad alcune condizioni, condizioni pesanti per i realisti: debbono servire per costruire l’Europa di domani, l’Europa a zero emissioni. Debbono servire per la transizione energetica del Paese.
Qualcuno inizia a capirlo e si attiva positivamente.
SNAM lo ha capito e sta investendo sull’idrogeno verde prodotto da fonti rinnovabili. L’AECOM, multinazionale americana (un fatturato di oltre 20 miliardi di dollari e 57.000 addetti, una cosetta), vuole investire in un progetto di ricostruzione nelle zone del centro Italia colpite dai terremoti del 2016 e 2017, implementando un modello completamente rinnovabile, con un hub per la produzione di idrogeno verde da utilizzare in un network ferroviario appenninico. Siamo contenti di questo intervento, speriamo solo di non dover arrivare all’assurdo di pagare servizi già pagati con i soldi per la ricostruzione!
A Civitavecchia abbiamo un porto ed una centrale a carbone, che deve smettere di inquinare, ed abbiamo un progetto di centrale turbogas che continuerà ad inquinare, senza neanche più la contropartita del lavoro. Questo il disegno dei realisti e di chi non ha capito. Della centrale se ne può fare a meno, non è vero che senza di essa il sistema salta, ci sono alternative, ne parleremo la prossima volta.
Chi ha capito, invece, cerca di costruire il futuro, un futuro ambientalmente sostenibile. Il Comitato Sole, con i suoi tecnici, ha da tempo stabilito un proficuo rapporto con l’Autorità Portuale del Tirreno centro-settentrionale finalizzato a fare di Civitavecchia il primo porto italiano di sperimentazione delle tecnologie energetiche sostenibili e dell’idrogeno applicate alla portualità. Si produrrà corrente e con questa idrogeno verde, che verrà usata quando servirà,senza emissioni. Questo si può fare, semplicemente, ci sono fondi, tecnologie e conoscenza, in Italia e a Civitavecchia.
Tuttavia non si capisce perché, nel più che favorevole quadro europeo, TVN non possa essere sito di produzione di idrogeno verde da utilizzare nella sua industria di prossimità, il porto; idrogeno verde da utilizzare per tutte le utenze che ne abbiano necessità e beneficio, alimentazione termica ed elettrica delle navi, logistica integrata, mare – terra -magazzinaggi, il sistema di smistamento ferroviario a Nord e tutta la cantieristica navale. Nessuno pensa che il tutto possa esser fatto a schiocchi di dita, ma sappiamo anche che l’Europa ha un obiettivo forte: rendere l’idrogeno verde competitivo nei costi entro il 2030. Il Comitato Sole dice che Civitavecchia tutta deve partire verso quella direzione abbandonando per sempre i nuovi ed obsoleti impianti turbogas che vorrebbe fare l’Enel. Il piano energetico nazionale non si può fare con la politica dell’imposizione ma necessita di una politica della condivisione, specie in una città che non è certo accusabile di aver mai fatto prevalere interessi localistici. E
neanche questa volta lo fa: la nostra proposta ha valenza nazionale ed è forse per questo che iniziamo a sentire così tante inesattezze. La grave crisi occupazionale e di prospettiva che vive il territorio non potrà certo essere risolta dai poveri cinquanta posti di lavoro derivanti dall’installazione del gas. La riconversione industriale verde che il Comitato Sole propone è la risposta, anche alla crisi occupazionale e di prospettiva che ci avvolge come una cappa. Oggi esiste un’occasione unica a portata di mano per superare i settanta anni di servitù industriale, in nome della sicurezza energetica nazionale, con il suo altissimo prezzo in salute e ambiente.
Questo è il momento, il futuro è ora.
Il Comitato Sole.