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Un altro importante risultato verso l’aumento delle conoscenze della città di Vulci è stato appena ottenuto con l’inizio delle ricerche di due delle più prestigiose università tedesche, quelle di Freiburg e Mainz, dirette sul campo rispettivamente da Maria Chiara Franceschini e da Paul Pasieka (https//www.archaelogie.uni-freiburg.de/forschung/forschungspojekte/cityscape stadtenwicklung vulci).

L’operazione, coordinata da Simona Carosi e Margherita Eichberg della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Roma, la provincia di Viterbo e l’Etruria Meridionale insieme a Carlo Casi di Fondazione Vulci, segue di poco l’accordo stipulato con il Museo di Francoforte per la realizzazione della Mostra “Leoni, Sfingi, Mani d’Argento. Lo splendore immortale delle famiglie etrusche di Vulci” che si inaugurerà l’8 dicembre.

Il presente progetto, “Crisi, Resilienza, Normalità. Spazi urbani dell’antica Vulci”, si sviluppa nell’area urbana compreso tra l’Acropoli e il Foro Orientale e mira alla chiarificazione delle strategie di insediamento e delle strutture urbane della parte settentrionale dell’abitato antico, così come del percorso, dell’allestimento e della monumentalizzazione della rete stradale in un quadro urbanistico globale. Centrali sono la questione dell’interrelazione dialettica tra diversi spazi urbani, classificabili in aree funzionali di carattere politico, religioso, economico e residenziale. Attraverso la rivalutazione di questi aspetti si aspira a ricostruire un panorama omnicomprensivo del cityscape della Vulci etrusca e romana, che non solo possa servire da riferimento per ricerche di urbanistica comparata in Centro Italia, ma pure costituisca una base per successivi studi e possibili approfondimenti stratigrafici nell’area urbana di Vulci.

Per questo nell’ultima settimana di settembre sono state svolte sia prospezioni geofisiche non-invasive che lo studio di materiale cartografico e della geografia storica della regione, per poter in particolare realizzare una pianta digitale dettagliata del settore in questione, a lungo trascurato o solo marginalmente considerato. A tal fine, tutti i dati ricavati verranno georeferenziati in un GIS. Le prospezioni hanno interessato tre compartimenti: l’acropoli, il cosiddetto Foro Orientale e l’area che da questo si estende fino al decumano, per un totale di 22,5 ettari (circa un quarto della superficie dell’abitato).

Le prospezioni sono state effettuate con la collaborazione di Eastern Atlas GmbH & Co. KG ed il contributo della Fritz Tyssen Stiftung.

«Dopo l’Università di Londra, di Goteborg, di Napoli e della Duke (USA) – commenta il Presidente di Fondazione Vulci, Gianni Bonazzi – continua ad ampliarsi il panorama degli enti di ricerca internazionali interessati a svolgere ricerche sul campo nell’area di Vulci, aumentandone così la visibilità e generando sempre nuove occasioni di scambio e di collaborazione».

«L’area di Vulci – aggiunge l’assessore al turismo Silvia Nardi – rappresenta un sito archeologico di sempre maggiore interesse nei confronti di enti di ricerca ed università prestigiose italiane ed internazionali. Questo è sicuramente un fattore importantissimo per lo sviluppo e la promozione del parco stesso».

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