Ho appreso la notizia del disservizio che si è creato nel reparto di oncologia di Tarquinia, ovvero la sospensione temporanea del trattamento chemioterapico per i quindici pazienti attualmente in cura. Infatti, per il periodo di agosto, i pazienti dovranno recarsi presso l’ospedale di Viterbo, con un disagio che è inutile descrivere.
Questa mattina ho avuto un lungo e proficuo colloquio con il direttore generale della Asl di Viterbo, dott.ssa Daniela Donetti, con lo scopo di reperire maggiori informazioni e cercare, al di là delle sterili polemiche politiche che una tale situazione genera, una soluzione che sia migliorativa per i nostri cittadini che hanno bisogno dei servizi sanitari.
Purtroppo il problema esce dai confini viterbesi e, mi spingo a dire, anche da quelli regionali. Mi spiego meglio: a fronte dello sblocco delle assunzioni e dello svolgimento di concorsi o di chiamate dirette, cosiddette a gettone, non si trovano medici disposti a prestare servizio per ospedali periferici.
I concorsi vanno addirittura deserti e Viterbo non è il solo caso nazionale. Questo crea un disservizio che, se pur tamponato fino ad ora, prima o poi sarebbe scoppiato.
In Italia c’è una condizione di reperimento di personale medico catastrofica, dovuta a tanti elementi: numero chiuso per le specializzazioni, stipendi spesso bassi a fronte della preparazione e del rischio, ecc. Le soluzioni sono nazionali e devono essere risolte dai Governi centrali. Forse sarebbe meglio investire sulla sanità, sui contratti, sull’apertura delle università senza trincerarsi dietro al numero chiuso, invece che sul reddito di cittadinanza o altre misure populiste, ma non efficaci?
Spero che il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti scenda a fianco dei sindaci e dei cittadini che, soprattutto quelli gravemente malati, non si meritano un simile trattamento.
Ringrazio la dott.ssa Donetti per la sua disponibilità nel voler condurre insieme lo studio per una ricerca di una soluzione rapida. Ci vuole una rivoluzione gentile del sistema, ci siamo detti, ma pur sempre di rivoluzione dobbiamo parlare. Altrimenti rimarremo un fanalino di coda e l’Italia non si merita questo. Per questo motivo la mia amministrazione è sin da subito a sevizio della comunità, qualora dovesse servire, mettendo a disposizione sia locali patrimoniali che fondi di bilancio.