Ormai è scontro totale. Da una parte i cittadini, il territorio, moltissime associazioni, i comitati spontanei e per ultimo anche il Sindaco di Santa Marinella che si è espresso chiaramente a riguardo, contro quel progetto. Dall’altra, chi intende acquisire la proprietà per realizzare una urbanizzazione scellerata, irrispettosa delle prerogative del territorio, del rispetto della religione, della cultura e dell’ambiente; alleato a chi vende la proprietà avuta in dono. Un gioiello naturale, ambientale, culturale e spirituale messo sul mercato, un tempio fatto oggetto di negozio da chi porta addosso un saio, il segno del voto di povertà e di rifiuto di ogni desiderio di ricchezza e di lucro.
Ebbene siamo arrivati esattamente a questo, dove si sfida e si passa sopra a tutto, pur di giungere laddove vi è un regno di iniquità. Dal legittimo ritorno, si punta ad altro.
Girava la notizia che Lilium Maris e Ordine Generalizio si fossero rivolti al TAR per rivendicare un diritto, secondo loro negato, relativo alla possibilità di effettuare una compravendita con il fine di realizzare una speculazione edilizia. Un luogo, in parte ricevuto in dono e in parte acquisito in usucapione, dovrebbe essere sottratto alla collettività per i soldi. Questo in sintesi, il succo della storia.
A questo punto, nonostante sia già stato fatto, sono necessarie ulteriori energie e l’intervento di coloro che hanno titolo, autorità e influenza, per impedire che venga portato a termine quel patto scellerato.
Oltre ad augurarci che il TAR respinga il ricorso, chiediamo innanzitutto al Sindaco Tidei e alla sua maggioranza e alla opposizione in consiglio comunale una variante al P.R.G. per quella particella, al Vescovo di Santa Rufina e Civitavecchia un intervento sull’Ordine Generalizio, al Vaticano un intervento risolutivo sulla vicenda. Chiediamo inoltre a tutti i movimenti, i partiti e i rappresentanti istituzionali del territorio, di far sentire la propria voce, contro un progetto nefasto. Ciò non di meno, invitiamo tutti i cittadini a trovare nuove forme di mobilitazione, sensibilità ed interesse per impedire che questa vicenda si concluda nella peggiore delle ipotesi: con le ruspe che abbattono un polmone verde, un simbolo della vita culturale della città e che sgretolano un tempio sacro per farne commercio e vilipendio. Ipotesi questa che, considerata la permanenza in quel luogo del Santo Papa Giovanni Paolo II, getta un’ombra sinistra su tutta la storia.
Soprattutto perché in altri casi, come nel comune di Petilia con il convento della Santa Spina, nessun problema è sorto affinché in un armonioso patto tra clero, amministrazione pubblica e cittadini, si è addivenuti ad una soluzione soddisfacente per tutti. Ora più che mai, il silenzio – soprattutto quello dei credenti – è assenso e gli esami di coscienza non bastano più.
Il direttivo del Comitato di Salvaguardia