COSA VUOL DIRE MIGLIORARSI (Rubrica a cura del dott. Alessandro Spampinato)

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Naturalmente tutto dipende dal punto di vista e dal modello interpretativo che usiamo per definire le cose. Una persona in difficoltà economica potrebbe ragionevolmente rispondere che migliorarsi vuol dire guadagnare di più e avere una vita più agiata e una persona ricca potrebbe rispondere: “fare beneficenza”. Così una persona infelice del suo lavoro risponderebbe: “trovarne uno migliore” e così via… Ma da un punto di vista psicologico ed esistenziale quale potrebbe essere la risposta? Ragioniamo insieme. Il miglioramento di un essere umano da un punto di vista economico, sociale, affettivo, ecc. lo abbiamo visto ma questi aspetti della nostra vita non ci definiscono nel profondo e nel nostro essere. L’uomo è una meraviglia di complessità, ha una vita esteriore, e quindi sociale e politica, e una vita interiore, psicologica e spirituale. L’uomo è un cercatore di verità e di senso, oltre che di benessere. Migliorarsi, in questa prospettiva, potrebbe voler dire consapevolizzare e accrescere la propria umanità! Di cosa è fatta la nostra umanità? Di intelligenza, di intelletto, di intuizione, di sensibilità, di creatività, di bellezza, di operosità, di amore e passione, di ricerca e di esplorazione, di unione, ecc. Queste dimensioni dell’essere nell’uomo sono presenti e centrali come in nessun altro essere vivente. Nel mio lavoro di psicoterapeuta spesso sento dire frasi come: “vorrei essere più stupido e superficiale”, “vorrei non capire e non accorgermi di certe cose”, “vorrei non sentire così tanto, non essere così sensibile”, ecc… Molte persone hanno paura o non accettano la propria umanità che si fa sentire, che emerge dal profondo per venire alla luce. Ma è proprio prendendo coscienza di chi siamo e potenziando la nostra essenza che ci miglioriamo, ci realizziamo e scegliamo liberamente chi essere e cosa fare della nostra vita. Chiaramente la consapevolezza e il suo potenziamento ci fa accorgere delle tante cose che in questo mondo non vanno, compresi i rapporti anche familiari. La consapevolezza porta con sé una quota di sofferenza per i mali di questo mondo e dell’umanità, ma allo stesso tempo ci rende liberi e capaci di dare una direzione evolutiva e un senso al nostro passaggio su questa terra. Un uomo che fino a ieri ha lavorato 14 ore al giorno ed è vissuto sostanzialmente per fare carriera e controllare il proprio conto in banca inizia a commuoversi guardando a un film, a turbarsi vedendo il telegiornale e a dispiacersi di vedere sgridato un bambino per strada. Ebbene quest’uomo è venuto in terapia chiedendomi cosa gli stesse accadendo, come mai tanta debolezza e sensibilità. Questa persona ha pensato di stare male o di essere impazzito quando, invece, lo era prima, quando tutta la sua attenzione, concentrazione e direzione esistenziale era solo sul lavoro e il suo profitto. Quest’uomo si sta risvegliando dall’ipnosi psicotica della nostra cultura capitalista, sta prendendo contatto con la sua e l’altrui umanità, sta nascendo a nuova vita, più profonda, più intelligente, più sensibile e empatica. Poiché non abituato si è spaventato, e questo è normale, ma ben presto scoprirà la bellezza di sentire la vita invece di farsela scivolare addosso. Quest’uomo sta guarendo dalla schizofrenia occidentale, dal non senso di questo mondo economico e dalle abitudini. Questo è migliorarsi, prendere coscienza di sé, sviluppare i propri talenti, cambiare, conoscere, donarsi. Il lavoro è sulla consapevolezza della nostra natura ed essenza, della nostra umanità. Una persona intelligente, creativa, produttiva, capace di innamorarsi a qualsiasi età e di cambiare è un uomo libero che dà frutti e evolve. Altrimenti c’è la ripetizione, lo schema, l’abitudine, il dovere e la responsabilità, l’obbedienza e di conseguenza la paura, la negazione e la rimozione del nostro vero sé. Qui habet aures audiendi, audiat!

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