LE ORIGINI DELLA DIPENDENZA AFFETTIVA (Rubrica a cura di Alessandro Spampinato)

La personalità è il prodotto dell’elaborazione dell’esperienza di relazione con il mondo esterno. Sin da piccoli veniamo istruiti ad esistere in un certo modo attraverso premi e punizioni, regole e compromessi, fallimenti e successi. Così, ad esempio, accade che nella nostra cultura e tradizione la bambina venga “educata” ad essere brava, gentile, a modo, ordinata, di aiuto per i genitori e i fratelli, delicata ma, allo stesso tempo, forte e responsabile di ciò che accade in famiglia. La bambina ha, sin da piccola, un progetto addosso, quello di diventare moglie e madre. Riguardo il modello di moglie e di madre c’è da dire che, la maggior parte delle donne, porta alcune frasi stampate nella mente a suon di botte, giudizi severi, paure e sensi di colpa: “comportati bene altrimenti rimani zitella!”; “devi imparare ad sopportare, a soffrire in silenzio, non devi dare fastidio o far innervosire il tuo uomo, ubbidisci a tuo marito altrimenti ti lascia!”; “gli uomini si conquistano con il cibo e a letto”; “ti devi sistemare con un buon partito, uno con una posizione, altrimenti cosa ti dà da mangiare?”; “non andare mai in giro sciatta, sii sempre curata e piacente”; “non puoi andare in giro da sola altrimenti cosa pensano gli altri di te?”; “cosa vuoi che sia una scappatella di tuo marito, lo sai che gli uomini sono fatti così”. Se poi, nonostante il dolore, la frustrazione e la rabbia represse negli anni di matrimonio passati a servire, accudire, ubbidire e lavorare e crescere i figli il marito ti lascia, l’idea culturale della donna riemerge nella sua brutalità con frasi tipo: “non sei stata capace di tenerti tuo marito”; “chi sa che hai fatto per farti lasciare”; “hai fallito come moglie e come madre”; “ora chi ti si piglierà più?”.
Già da questa breve introduzione, tratta dalle frasi più ricorrenti di donne dipendenti affettive, si può ben capire come la rivoluzione culturale iniziata nel ’68 e la contestazione femminista degli anni ’70 non hanno ancora colpito pienamente nel segno. C’è ancora molto lavoro da fare per cambiare la cultura e l’immaginario collettivo riguardo la donna e il suo ruolo nella società soprattutto sulle donne stesse. Ancora oggi sono proprio le mamme e le donne in generale per prime a pensarla così sia riguardo se stesse che riguardo le loro figlie. Così accade di incontrare donne che hanno dato anche 30’anni della loro vita alla causa della famiglia, servendo a capo chino il marito, sopportando offese, tradimenti, umiliazioni e, a volte, anche violenza e, non ostante tutto questo, darsi la colpa del fallimento. Donne sole nel matrimonio e colpevoli della crisi coniugale e sole nel divorzio con il senso di colpa di aver fallito nella vita e di aver deluso i genitori. I retaggi culturali sono duri a morire, ma dobbiamo insistere a portare consapevolezza e conoscenze nuove, più moderne e mature. La discriminazione sessuale è forse il più antico dei mali, la peggiore violenza morale della nostra società. Oggi non si dovrebbe più parlare di maschio e di femmina, di eterosessuale o omosessuale, di moglie, marito ecc… Siamo PERSONE, esseri umani con eguali diritti, libertà, opportunità, sogni, speranze, talenti e capacità. Siamo persone dotate di intelligenza e tutte abbiamo diritto a realizzarci individualmente per ciò che siamo. Nel mio lavoro spesso ho a che fare con condizionamenti talmente profondi e radicati che le persone, pur capendo, hanno paura a cambiare e trovano difficoltà a pensarsi non dipendenti da qualcuno o a vedersi al di là del loro ruolo sociale. Ma la psicoterapia, nel tempo, coglie nel segno, restituendo dignità e un progetto nuovo per la vita che, liberata dalla schiavitù culturale e ideologica, diventa personale e originale. Le dipendenti affettive, una volta risolti i sensi di colpa e abbandonate le paure di esistere e di camminare nella vita con le proprie gambe e le proprie capacità, scoprono il loro potenziale umano nascosto dietro il ruolo di donna, moglie e madre e si reinventano. Una donna non può pensare di realizzare la propria persona rivestendosi degli abiti della geisha, della crocerossina e della mamma anche di suo marito!

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