Per la società nessuna “talpa” ma atti forniti durante un tavolo di confronto il “23-12-2019 alla presenza del Segretario, del RUP, dell’Assessore e del Dirigente”.
CIVITAVECCHIA – “In riferimento alle reazione dell’amministrazione a seguito della predetta decisione del Consiglio di Stato, appresa dagli organi di stampa, la scrivente società vuole evidenziare come la relazione che sarebbe giunta attraverso una non identificata “talpa” sia stata presentata e commentata dai rappresentati del Comune di Civitavecchia proprio nel corso dell’incontro del 23/12 e prodotta al medesimo tavolo in quanto oggetto di valutazioni ritenute utili per la definizione dell’accordo auspicato in quel momento da entrambe le parti”.
Una versione decisamente differente quella dell’Altair, società che gestisce il forno crematorio di via Braccianese Claudia, sulla vicenda della “talpa” in Comune che avrebbe facilitato la ditta nel ricorso contro le prescrizioni all’impianto di cremazione.
“Il pronunciamento del Consiglio di Stato – scrivono dalla società – di alcuni giorni addietro che di fatto accoglie le posizioni da sempre sostenute dalla scrivente in merito al funzionamento del Tempio Crematorio di Civitavecchia ha generato sviluppi che stanno assumendo contorni kafkiani e che ci obbligano ad intervenire pubblicamente. Preme sottolineare innanzitutto quanto segue:
– la scrivente società ha operato sin dall’inizio della sua attività nella massima trasparenza con l’unico fine di garantire un servizio pubblico dagli elevati standards qualitativi; fine perseguito anche nonostante l’emanazione di un provvedimento del Sindaco che la società ha sempre ritenuto essere illegittimo e per questa ragione lo ha contestato in sede giurisdizionale;
– nonostante ciò il rapporto con il Comune di Civitavecchia è sempre stato caratterizzato da parte della scrivente dalla piena collaborazione; si ritiene questo elemento, a prescindere dai colori politici dell’Amministrazione di turno e dalle opinioni della stessa sulla natura del servizio gestito, un elemento fondamentale ed imprescindibile per il successo di qualsiasi iniziativa di Partenariato Pubblico Privato;
– sono state rispettate puntualmente tutte le prescrizioni impartite dall’Autorizzazione unica ambientale e dal provvedimento dalla straordinaria unicità di cui sopra emanato dal Sindaco di Civitavecchia;
– è stata dimostrata con dati oggettivi e monitorati in continuo la natura irrisoria delle emissioni in atmosfera del Tempio Crematorio fornendo rapporti periodici; nello specifico dalla sintesi dei dati rilevati si evince non soltanto il rispetto dei limiti, ma anche che il quantitativo degli inquinanti emessi CO, NOx e Polveri risulta essere più basso di quello autorizzato rispettivamente dell’84%, del 75% e del 99%.
In seguito all’interruzione del servizio per il raggiunto limite massimo di cremazioni imposto dal comune di Civitavecchia (fine luglio 2019) la scrivente ha immediatamente cercato di avviare un tavolo di confronto con l’Amministrazione Comunale nella speranza di poter trovare un percorso condiviso che potesse garantire il riavvio in tempi brevi delle attività e nuove condizioni economiche a vantaggio del Comune e dei cittadini residenti (vantaggi non previsti originariamente dalla procedura ad evidenza pubblica che ha portato all’individuazione della scrivente come concessionaria – procedura ovviamente predisposta dal comune di Civitavecchia).
Alla luce di quanto sin qui esposto rimaniamo basiti di fronte alle ultime dichiarazioni che, di fatto, parrebbero negare l’esistenza, nel periodo antecedente la Sentenza del Consiglio di Stato citata in apertura, di un tavolo di confronto fra Comune e scrivente società per il raggiungimento di un accordo volto al superamento proprio di quella prescrizione sul numero annuo massimo di cremazioni.
Rappresentanti della scrivente società si sono incontrati più volte con rappresentanti del comune di Civitavecchia per affrontare proprio la problematica in questione che interessava non soltanto la scrivente società concessionaria, ma anche l’utenza (costretta con la chiusura dell’impianto a lunghe trasferte per ottenere un servizio) ed il partner pubblico (desideroso da una parte di definire condizioni economiche più vantaggiose e dall’altra di anticipare una eventuale sentenza sfavorevole che avrebbe potuto aprire ulteriori contenziosi con eventuali richieste di risarcimento): in data 24/07/2019 alla presenza dell’Assessore presso il crematorio, in data 18/09/2019 in Comune alla presenza di Assessore e RUP, in data 17/10/2019 in Comune, a margine di un incontro per analizzare una nuova proposta di PPP riguardante il sistema cimiteriale, alla presenza del Segretario Comunale, dell’Assessore e del Dirigente ed in data 23/12/2019 alla presenza del Segretario, del RUP, dell’Assessore e del Dirigente si è analizzata la tematica giungendo, in occasione dell’ultimo incontro, alla definizione di una bozza di accordo per il quale il Comune si era impegnato a dare riscontri concreti nel giro di pochi giorni. Nonostante l’invio da parte della scrivente di un sollecito formale a ricevere quanto Il Comune i si era impegnato a fornire (lettera inviata a mezzo pec allegata alla presente con relative ricevute – data 21/01/2020) nessun riscontro è giunto arrivando quindi alla nota ordinanza del Consiglio di Stato che, come già evidenziato, ha fatto decadere il tetto annuo sul numero massimo di cremazioni. In riferimento alle reazione dell’amministrazione a seguito della predetta decisione del Consiglio di Stato, appresa dagli organi di stampa, la scrivente società vuole evidenziare come la relazione che sarebbe giunta attraverso una non identificata “talpa” sia stata presentata e commentata dai rappresentati del Comune di Civitavecchia proprio nel corso dell’incontro del 23/12 e prodotta al medesimo tavolo in quanto oggetto di valutazioni ritenute utili per la definizione dell’accordo auspicato in quel momento da entrambe le parti. Di fronte a tali prese di posizione la scrivente società continua a voler mantenere intatta quell’impostazione collaborativa e tesa alla risoluzione dei problemi tenuta sino ad oggi, ma si trova a dover riflettere sull’opportunità di avviare azioni legali per vedere risarciti i danni economici subiti (facilmente quantificabili) e per vedere riconosciuti i danni di immagine subiti a seguito di dichiarazioni non corrette. Le conferma nel giudizio pendente dinanzi al TAR Lazio della decisione assunta dal Consiglio di Stato potrebbe però spingere la società anche a segnalare alla Corte dei Conti il comportamento dell’Amministrazione che ha determinato un danno economico all’Ente stesso conseguente alla perdita di risorse finanziarie derivanti dall’adozione di un atto rivelatosi illegittimo”.