CIVITAVECCHIA – Ruota attorno alla relazione dell’ingegner Petrosa, perito nominato dal sostituto procuratore Delio Spagnolo, l’opposizione alla richiesta di archiviazione sul caso del forno crematorio. Opposizione con la quale si chiede al giudice per le indagini preliminari di procedere con la formulazione dell’imputazione coattiva del reato di abuso d’ufficio o, in subordine, la prosecuzione delle indagini giudiziarie.
«La relazione peritale – si legge infatti nell’opposizione presentata dall’avvocato Daniele Barbieri per conto dei comitati In nome del Popolo inquinato e Punton de Rocca – smentisce le stesse motivazioni addotte nella richiesta di archiviazione». Si sottolineano innanzitutto ‘‘gravi e macroscopici vizi di illegittimità tra il Piano regolatore generale, il piano cimiteriale e gli atti amministrativi rilasciati dal Comune’’. E viene evidenziato come «è assolutamente indispensabile un permesso a costruire come titolo autorizzativo – si legge ancora – la delibera 95/2016 costituisce titolo edilizio ed è in contrasto urbanistico per quanto asserito nel certificato di destinazione urbanistica; è antecedente all’autorizzazione paesaggistica mentre nel testo si afferma che l’autorizzazione paesistica è stata conseguita. Infine la stessa delibera è in difformità con le norme sull’edilizia cimiteriale le quali prevedono il rilascio del titolo con successivo provvedimento di Consiglio comunale. Nelle sue indagini istruttorie il consulente esprime chiaramente la condizione di totale illegittimità della delibera di giunta 95/2016». Nel documento viene poi sottolineato che «l’iter amministrativo che ha portato all’aggiudicazione del progetto di realizzazione del forno crematorio – spiega ancora l’avvocato Barbieri – è viziato. Gli atti viziati da nullità assoluta sono stati posti in essere ed avallati da soggetti con funzioni di Pubblico Ufficiale o di incaricati di Pubblico Servizio».
Da qui la richiesta, rivolta al giudice per le udienze preliminari, di procedere con la formulazione dell’imputazione coattiva del reato di abuso d’ufficio, anche perché, si legge, «il forno crematorio non è un’opera che riveste carattere di pubblico interesse, non è un’opera fondamentale per la collettività: tale caratteristica non si configura neanche a seguito di intervento effettuato mediante project financing».
A tutto questo si aggiungono le irregolarità, sottolineate nell’esposto e ribadite nell’opposizione, relative al procedimento di gara e all’aggiudicazione, oltre che le difformità urbanistiche tra i progetti e l’effettiva realizzazione dell’impianto. Spetterà ora al giudice, che ha ricevuto l’opposizione la scorsa settimana, definire la strada che il procedimento dovrà seguire, mettendo la parola fine con l’archiviazione o meno
fonte Civonline