L’impianto di via Braccianese Claudia avrebbe già raggiunto il limite, in termini di numeri, imposto dalle prescrizioni della precedente amministrazione e confermate dal Tar del Lazio: Altair chiede una deroga che oggi risulta improbabile. L’assessore Magliani: “Ci incontreremo con la società. Carte e documenti alla mano va disciplinata e regolamentata l’intera attività”
CIVITAVECCHIA – Impossibile, al momento, cremare una salma all’interno dell’impianto del forno crematorio di via Braccianese Claudia. L’impianto gestito dalla società Altair, infatti, avrebbe già raggiunto, a metà anno, il limite massimo di cremazioni imposto da una delle 18 prescrizioni indicate dalla precedente amministrazione Cinque Stelle.
‘‘L’impianto potrà effettuare una media di 6 cremazioni di salme al giorno. In ogni caso, il numero massimo annuale di servizi di cremazione non potrà essere superiore a 2.080’’.
La società, in questi giorni, ha scritto quindi al Pincio per una possibile deroga. Eventualità che, però, sembra essere piuttosto remota, anche alla luce della recente sentenza del Tar del Lazio che, a giugno, ha sottolineato come le prescrizioni apposte dall’ex sindaco Cozzolino non siano nè sproporzionate né irragionevoli.
«Un’altra urgenza che ci troviamo a dover gestire – ha commentato l’assessore all’Ambiente Manuel Magliani – dobbiamo convocare la società per affrontare tutta una serie di aspetti e capire soprattutto perché, un impianto nato per soddisfare il fabbisogno del territorio, si arrivato in così poco tempo a raggiungere il numero limite. Chiederemo i dati ufficiali, dei residenti o meno, le certificazioni in base ai numeri effettivi, verifiche sui controlli dell’Arpa, sull’attività svolta ed i monitoraggi».
Il problema principale, probabilmente, sta nel non aver differenziato i prezzi tra residenti – la cui percentuale è bassa – e non residenti, senza definire una tassa d’ingresso per chi viene da fuori, come accade per tutti gli altri comuni.
Questo ha fatto sì che l’impianto locale fosse più conveniente rispetto agli altri, arrivando al limite con le due linee di cremazione attive. Raddoppiare oggi il numero di cremazioni appare impossibile, sia dal punto di vista operativo che soprattutto ambientale.
«È una situazione che va assolutamente disciplinata e regolamentata – ha aggiunto l’assessore Magliani – carte e documenti alla mano. Ho già fatto visita mercoledì mattina all’impianto, ma sarà necessario aprire un dialogo immediato con la società, avviando un percorso costruttivo che arrivi a mettere in equilibrio il numero di cremazioni con le esigenze del territorio ed il rispetto dell’ambiente. È verosimile che si andrà ad una sospensione del servizio, ma questo ci consentirà di programmare meglio l’attività per il prossimo anno». Il quadro che si è delineato è complesso; da un lato c’è la necessità di garantire il servizio, dall’altro però c’è l’esigenza di rispettare prescrizioni, tra l’altro certificate dal Tar del Lazio, e questioni ambientali che tanto hanno segnato proprio l’avvio di questo impianto.