“Dal riso biotech ai farmaci del futuro”, una nuova speranza per la cura dei tumori e delle malattie autoimmuni
Il Professor Silvio Lavagna del Dipartimento di Chimica e tecnologie del Farmaco della Sapienza presenterà al Convegno di Labozeta Spa e del CNR Insean gli studi realizzati sui farmaci biologici e biosimilari per la cura dei tumori e delle malattie autoimmuni.
“Una nuova finestra di ricerca, se pur agli albori, si sta avviando verso un percorso innovativo e ricco di speranze, proponendosi come una nuova via maestra in cui il mondo vegetale viene posto al servizio dell’uomo per offrire all’umanità nuove speranze di guarigione e di salute”, afferma il noto studioso.
“Il microcosmo sintetico–biologico della pianta, sapientemente guidato da mani esperte, è in grado di esprimere tutta la sua potenzialità dimostrando di poter fare meglio ciò che l’uomo aveva fatto e continua ancora oggi a fare utilizzando dei processi biochimici molto complessi e non privi di rischi, manipolando batteri, cellule di mammifero e quant’altro, con risultati spesso non ottimali. Tra le piattaforme più promettenti studiate e messe a punto negli ultimi anni in grado di esprimere molecole teraputiche come gli anticorpi monoclonali, le proteine, alcuni enzimi e i vaccini, sicuramente la Plant Molecular Farming (PMF) si è dimostrata essere una tecnologia vincente pur essendo il suo sviluppo relativamente recente”.
“Molte patologie che richiedono trattamenti terapeutici prolungati – prosegue Lavagna – possono nel tempo mostrare effetti collaterali o provocare reazioni immunitarie avverse. Nei prossimi anni si potrà disporre di farmaci efficaci per malattie rare come il Morbo di Gaucher che è una patologia che colpisce bambini con esito fatale o altamente invalidante se non si interviene con la somministrazione per tutto l’arco dell’esistenza di un enzima specifico, il cui costo però attualmente è proibitivo. Con la biosintesi dell’enzima in cellule di foglie di tabacco – conclude Lavagna – sarà possibile ridurre drasticamente tali costi rendono le terapie accessibili ad una più vasta platea di pazienti”.