Edito da Settecittà, nasce da un progetto che ha coinvolto il Disucom dell’Università della Tuscia e il Liceo Scientifico Ruffini.
Un libro fotografico che racconta la Viterbo nelle 48 ore del 2 e del 3 settembre 2016. E fa di questo racconto un progetto collettivo, secondo occhi, tempi, luoghi e apparecchi fotografici molto diversi tra loro. E’ nato così “Dentro Santa Rosa. Oltre Santa Rosa”, agile volume di 320 pagine in formato tascabile 12×15 centimetri, pubblicato dall’editore Sette città (www.settecitta.it) e in arrivo nelle librerie e nelle edicole.
Il progetto grafico è a cura di Andrea Venanzi. L’impaginazione è un esplicito richiamo al quadrato di Instagram, ovvero il veicolo originario scelto dal gruppo per condividere gli scatti. Il volume presenta una doppia copertina poiché le immagini sono organizzate secondo due percorsi narrativi: “Oltre Santa Rosa”, narra il contesto, ovvero tutto ciò che ruota intorno alla Macchina, dalla città in festa alla cittadinanza in attesa, dalle vie piene di sedie ai negozi che mostrano in vetrina tributi alla Santa. “Dentro Santa Rosa”, si concentra invece sulla manifestazione, raccontando sia gli aspetti più intimi come la vestizione e il ritiro dei facchini, sia quelli più spettacolari come il corteo storico ed il trasporto.
I protagonisti sono Giovanni Fiorentino, docente all’Università della Tuscia, un gruppo di studenti dell’ateneo, un altro gruppo del Liceo Scientifico “Paolo Ruffini” coordinati dalla professoressa Alessandra Croci, messi in comune dall’esperienza formativa singolare del laboratorio fotografico del Dipartimento di Scienze umanistiche, della comunicazione e del turismo (Disucom). In tutto 12 persone per un progetto intergenerazionale, interdisciplinare, interculturale, che immediatamente stabilisce contatti e relazioni tra l’università e Viterbo, tra l’istituzione formativa e la vitalità del territorio, tra generazioni differenti di studenti e formatori, tra la scuola e una comunità intera, spesso modificando i ruoli tradizionali con l’obiettivo di avvicinare alla produzione, all’uso, alla fruizione e alla condivisione consapevole di fotografie digitali i tanti e diversi interlocutori.
Il risultato è questo volume che raccoglie un’esperienza di apprendimento, una pratica creativa, un evento religioso e socio-antropologico centrale per la Tuscia, la sua comunità e la città di Viterbo, con la sua vita intensa nei giorni di Santa Rosa. Il laboratorio fotografico nasce in effetti dal dialogo tra Fiorentino e alcuni studenti, da una ipotesi formulata tra generazioni a confronto, dall’urgenza di mettere insieme una dimensione teorico-culturale e una dimensione concreta, operativa, che fondi saperi e competenze difficilmente unite ma che nella fotografia trovano necessità e opportunità. L’esperienza del laboratorio, nata nel 2014 e aperta subito alla partecipazione di tutti gli studenti dell’Università della Tuscia, è stata estesa, nel giugno 2016, a un gruppo di ragazzi del Liceo Ruffini, in occasione del progetto di formazione scuola lavoro che poneva al centro la scoperta culturale ed empirica di quello che in apparenza potrebbe sembrare un mezzo di comunicazione figlio di un dio minore, appunto la fotografia.
L’obiettivo è quello di raccontare Santa Rosa, la sua città, Viterbo, la sua comunità allargata, in tutta la sua ricchezza e diversità e mostrare la vita palpitante che attraversa il centro medievale, unico dal punto di vista storico architettonico, la sua bellezza, nelle giornate straordinarie del 2 e 3 di settembre. Con tutta l’energia dell’attesa che, tra bambini e anziani, donne e facchini, le coperte stese sui marciapiedi, i capannelli di lenzuola e ombrelli in piazza del Comune, le sedie di qualsiasi forma e gli spalti in piazza, i giornali sfogliati e i panini consumati, si sviluppa e serpeggia, si registra e si manifesta, e che oggi è fotograficamente condivisa oltre le cinta delle sue mura. Oltre Porta Romana, molto oltre Santa Rosa.