Civitavecchia 10 giugno 2019 – L’allarmismo riportato in questi giorni su alcuni organi di stampa riguardo all’inquinamento delle navi da crociera contrasta con quanto quotidianamente certificato dagli Organi di vigilanza e controllo preposti alla salvaguardia della salute, e dell’ecosistema in generale, che attestano il costante impegno delle istituzioni e degli armatori a ridurre le emissioni concordemente con quanto stabilito dal Governo e dalla Commissione UE circa l’eliminazione dei combustibili fossili, nel medio termine, anche per il settore dei trasporti.
Il porto di Civitavecchia, da anni, ha attivato un programma di monitoraggio della qualità dell’aria degli ambiti portuali e peri-portuali attraverso l’installazione di una centralina di monitoraggio gestita da ARPA Lazio, integrata con le altre presenti sul territorio regionale, che ha certificato un costante rispetto dei limiti fissati dall’OMS e recepiti nel D.lgs. 155/2010, che sconfessa quanto riportato in una pubblicazione redatta da una società estera non avente alcuna correlazione con le istituzioni nazionali o comunitarie.
Anche il 15 maggio 2019, giornata in cui si è registrato in porto il record di presenze di navi (20 navi tra traghetti, crociere e navi commerciali) non sono stati superati i limiti di emissione nell’aria previsti per legge, come risulta inequivocabilmente dai dati della centralina dell’ARPA Lazio.
Primo ed unico in Italia, il porto di Civitavecchia ha lanciato, nel 2017, (decreto presidenziale n.121) un programma teso a ridurre l’apporto emissivo delle navi che stazionano in porto in misura superiore rispetto a quanto previsto dalla normativa. Fondi dell’Ente sono stati destinati ad incentivare l’utilizzo, a bordo delle navi, di tecnologie che garantiscano una riduzione delle emissioni in atmosfera e ciò ha comportato la scelta, da parte di uno dei maggiori armatori, del porto di Civitavecchia come porto per la prima nave a GNL del mondo. Idem per quanto riguarda i traghetti, con il recente battesimo, da parte dell’armatore Grimaldi, della Cruise Roma, prima nave zero emission in port.
“Queste tecnologie non possono emettere ossidi di zolfo – sottolinea il presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centro Settentrionale, Francesco Maria di Majo – in quanto tale sostanza non è presente nel GNL o nelle batterie che alimentano le navi in sosta. Nella pubblicazione, alla base dei recenti articoli di stampa, non vi è traccia di queste o altre evoluzioni tecniche, mentre oggi la stragrande maggioranza delle navi da crociera è equipaggiata con scrubbers e altri dispositivi destinati esclusivamente a purificare i fumi di scarico che, nella pubblicazione di cui trattasi, non sono stati considerati, così come i nuovi motori di bordo a ridotte emissioni di ossidi di azoto”.
“L’impegno del mondo armatoriale e portuale a ridurre le emissioni del traffico navale, – continua di Majo – coniugato con l’adeguamento del dettato normativo, ha fatto sì che gli apporti emissivi delle navi scalanti il porto di Civitavecchia siano stati, negli ultimi anni, sempre al di sotto dei limiti consentiti dalla legge, come registrato dall’Arpa Lazio. E’ chiaro che, se si vogliono raggiungere risultati soddisfacenti, il tema va affrontato a livello europeo ed internazionale, anche al fine di evitare situazioni di possibile concorrenza sleale”.
“Nella mia qualità di Vice presidente dell’Associazione dei porti del Mediterraneo (MedPorts), ho quindi promosso e, continuerò a farlo, l’estensione delle nostre buone pratiche (come ad esempio il Blue Agreement in base al quale gli armatori volontariamente accettano di far ricorso, nella fase di ingresso nel porto di Civitavecchia, a combustibili con limiti in termini di tenore di zolfo anche al di sotto di quelli prescritti dalla legge) in tutto il bacino del Mediterraneo, in cooperazione anche con i colleghi delle Autorità dei porti del Nord Africa”, conclude il presidente dell’AdSP.