Donne in difesa della 194 scrivono all’Assessore Magliani
Lettera aperta all’assessore Magliani.
Ci saremmo aspettate un gesto di cortesia istituzionale alla nostra richiesta di un incontro con lei .
Invece solo sdegnoso silenzio.
Certo la cortesia e la gentilezza verso gli amministrati, cittadine e cittadini di questa città, non sembrano essere contemplate nella “ città politica”.
E allora quello che le avremmo detto a voce , quello di cui le chiediamo di rendere conto – e cioè delle sue affermazioni pubbliche sul cimitero dei residui abortivi e la mancata cancellazione, per venire meno dell’atto presupposto delle determinazioni dirigenziali sulla concessione dell’area all’ associazione che, senza averne titolo, l’ha richiesta – tutto questo glielo chiediamo pubblicamente.
Certamente comprendiamo che la sua inesperienza politica e la non conoscenza del problema, all’inizio del suo mandato, le abbia fatto profferire quelle infelici parole sulla sepoltura dei residui abortivi, in una fossa comune anonima per intervento di un’associazione antiabortista, come un atto di civiltà.
Lei sa , perché ormai dovrebbe conoscere a memoria la legge 285/90 sul regolamento nazionale di Polizia Mortuaria, che SE LA DONNA LO RICHIEDE , feti e residui abortivi vengono già sepolti al cimitero comunale, in forma privata e personale. Le leggi della nostra Repubblica tutelano le sensibilità dei singoli, i convincimenti e gli orientamenti etici di ciascuno. E le istituzioni pubbliche, comune e ASL, accompagnano la donna nella sua libera e personale decisione e la supportano sia che scelga il seppellimento sia che decida di fare altro.
La legge 285/90 NON CONTEMPLA che i resti biologici NON RICHIESTI dalla donna entro le 24 ore, possano essere ceduti dalla ASL a terze parti, estranei che niente hanno a che vedere con la singola donna o la sua famiglia , che vogliono prenderne possesso, trattenerli ( non si sa dove) per un certo periodo di tempo, seppellirli in un’area e innalzare monumenti funebri.
LA LEGGE GIA’ PREVEDE IL SEPPELLIMENTO SU RICHIESTA DELLA DONNA. E allora qual è lo scopo , non tanto recondito, di quell’associazione e di chi si accoda alle loro richieste? Lo scopo è il generale e complessivo attacco alla legge 194/1978 sull’interruzione volontaria di gravidanza, svuotarla dall’interno, colpevolizzare la donna che vi ricorre, spostando l’obiettivo sui residui degli aborti volontari, sotto le 12 settimane, ma anche degli aborti spontanei , o sui feti delle gravidanze che, purtroppo, le donne non riescono a portare avanti.
Se una donna cattolica ritiene di seppellire i suoi resti biologici perché li considera alla stregua di un figlio perduto, perché dovrebbe consegnarlo ad una fossa comune anonima e non alla tomba di famiglia? Nessuno avrà da dire su questa sua scelta , laddove associazioni aggressive e virulente orientate politicamente ed ideologicamente pretendono di prendere decisioni e sostituirsi alle donne che scelgono le soluzioni che , secondo legge, Comune e Asl mettono a disposizione.
E adesso veniamo al suo ruolo. Lei è l’assessore con delega ai cimiteri e dovrebbe maneggiare la sua materia con tale facilità da capire l’abuso di potere che il dirigente Iorio ha commesso nel concedere l’area del cimitero di via Braccianese Claudia: abuso di potere e violazione degli articoli 92 e 100 della legge 285/90 secondo i quali aree speciali possono essere concesse a professanti religioni diversa dalla cattolica o gruppi di stranieri . Inoltre è proibito concedere le aree a enti o associazioni che abbiano scopo di lucro o di speculazione. L’intento speculativo politico di Difendere la vita con Maria è chiarissimo, e mai taciuto, in tutti i documenti che accompagnano la loro richiesta di prendere possesso dei resti abortivi delle donne.
A lei chiediamo un intervento perché le determinazioni di concessione dell’area siano cancellate.
Un confronto con donne di diversa età, estrazione, orientamento politico non può che essere produttivo per un giovane politico che abbia voglia di ascoltare con spirito sgombro e privo di pregiudizi.
Donne in difesa della 194