(continua dall’edizione precedente)
Le ernie del disco lombare sono prevalentemente molli per via del voluminoso del nucleo polposo presente nei dischi intervertebrali. L’ernia del disco colpisce circa il 2% della popolazione. La maggiore incidenza si rileva nella popolazione maschile, con una fascia di età compresa intorno ai 30 e i 50 anni. Tra i fattori di rischio si annoverano le attività lavorative o sportive che comportano ripetute sollecitazioni del rachide quali sollevamento dei pesi, movimenti reiterati del tronco, etc. Le sofferenze radicolari causate da discopatie su base degenerativa sono frequenti ma colpiscono una fascia di popolazione più avanzata. Più del 90% delle ernie discali lombari si localizzano agli spazi L4-L5 e L5-S1, con il picco di incidenza proprio su quest’ultimo tratto. L’ernia del disco può andare incontro ad un processo di migrazione rispetto alla sede di origine, consentendo una distinzione in tre tipologie differenti:
- Ernia contenuta: quando si trova al di sotto del legamento longitudinale posteriore
- Ernia espulsa: quando supera il legamento longitudinale posteriore senza allontanarsi dal suo punto di origine
- Ernia migrata: quando il materiale nucleare si porta in una sede più craniale o caudale rispetto al livello di origine.
Da un punto di vista antomo-patologico l’ernia deve essere distinta dalla protusione discale, in cui non vi è discontinuità ma solo sfiancamento dell’anulus fibroso, che viene a protudere nello speco vertebrale, oltrepassando il muro posteriore dei corpi vertebrali adiacenti. La protusione è un’alterazione su base degenerativa e può associarsi a fenomeni di compressione sulle radici lombo-sacrali nel quadro di una spondilosi lombare.
(continua nella prossima edizione)