Come amministrazione comunale esprimiamo tutta la nostra vicinanza ai lavoratori che oggi stazioneranno sotto li MISE. Come già comunicato ai vertici di Enel, i 97 esuberi dichiarati a TVN oltre a non essere motivati, sono anche una mancanza di rispetto nei confronti del tavolo del lavoro che si è tenuto alla fine dello scorso anno in cui Enel aveva garantito, a seguito di una recente ristrutturazione aziendale, che altre non se ne sarebbero viste per parecchio tempo. Questa nuova ristrutturazione assume ancora meno senso dal momento in cui Enel stessa ha fatto ricorso contro il decreto del Ministero che impone l’uscita dal carbone alla fine del 2025. Come intendono i vertici Enel far funzionare la centrale con 97 persone in meno? Come si può garantire l’adeguato funzionamento di una macchina che fin dalla sua costruzione non rispetta i parametri di rendimento previsti e che quindi mostra già abbondantemente i segni del tempo?
E come, soprattutto, intendono garantire la sicurezza di chi continua e continuerà a lavorare a TVN, oltre che del territorio stesso?
Una ristrutturazione aziendale che va ad incidere per quasi il 30% su un impianto nato e costruito per essere gestito con altri numeri non è assolutamente tollerabile, sotto qualsiasi punto di vista.
Mi sembra evidente come, in questo processo da cui non si torna indietro, Enel stia mettendo “il carro davanti ai buoi”.
E’ indispensabile un’accorta pianificazione del futuro del nostro territorio, della trasformazione dell’indotto e delle ricadute sui livelli occupazionali. Non il contrario.
Sono convinto che il MISE farà la sua parte di concerto con il Ministero dell’Ambiente e gli Enti Locali coinvolti.
Permettetemi una piccola chiosa. Non mi stupisce che il Partito del Carbone non sappia far altro che auspicare una nuova convenzione con Enel: questi signori, nella migliore delle ipotesi, non hanno capito che dall’uscita dal carbone non si torna indietro e la cosa li preoccupa non poco per la difficoltà che avranno davanti ad attuare le loro misere politiche da “convenzione”.
Come sempre noi lavoriamo alle alternative, quali ad esempio il centro di formazione che la Regione Lazio ci avversa apertamente, e chiediamo di avviare con le parti coinvolte un serio processo di phase out che preveda una pianificazione responsabile del tessuto socio economico del territorio, in maniera tale che alla data di uscita prevista non ci sia l’ennesima crisi come già troppe volte vissuta negli anni passati. Questo è quello che da sempre mettiamo, e metteremo ancora una volta, sui tavoli che ci vedono impegnati, altri invocano la nuova convenzione.
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