Fallito il tentativo di conciliazione davanti al Prefetto l’assemblea dei lavoratori ha dato mandato a Filctem, Flaei e Uiltec di promuovere azioni di lotta e mobilitazione a difesa dell’occupazione. Dubbi e criticità anche per l’uscita dal carbone: oggi presidio sotto il Mise
civitavecchia – Lo avevano annunciato il mese scorso e sono pronti ad andare avanti sulla strada dello sciopero i lavoratori della centrale Enel di Tvn. Ieri infatti, a seguito del fallimento della procedura di conciliazione di fronte al Prefetto, le segreterie regionali di Filctem, Flaei Cisl e Uiltec, hanno convocato un’assemblea unitaria per discutere proprio della vertenza legata alla riorganizzazione aziendale, con Enel che ha indicato circa 90 esuberi per la centrale di Torre nord. L’assemblea dei lavoratori ha dato quindi il consenso ad organizzare e promuovere azioni di lotta e mobilitazione, programmando uno sciopero ed un presidio. Più volte, nel corso degli ultimi mesi, i sindacati hanno espresso le proprie preoccupazioni per una riorganizzazione che riorganizzazione i cui effetti «sono fortemente impattanti per la sicurezza dei lavoratori e del sito produttivo, per l’organizzazione ed i carichi di lavoro, per il futuro occupazionale del territorio di Civitavecchia – hanno spiegato – ma anche per la sicurezza energetica del Paese». E a questo si lega inevitabilmente anche il discorso dell’uscita dal carbone entro il 2025. Anche sotto questo aspetto le perplessità sono tante, con i le parti sociali che hanno evidenziato l’assenza di alternative, investimenti, prospettive e progettualità.
E proprio oggi, sotto il Mnistero dello Sviluppo Economico, le confederazioni Cgil, Cisl e Uil e le segreterie degli elettrici attueranno un presidio contro la mancata convocazione alla cabina di regia sul ‘‘carbon exit’’ con le aziende interessate. «La presenza del sindacato – hanno spiegato – risulta fondamentale in quanto la chiusura degli impianti prevista entro il 2025 ha un impatto sui lavoratori delle aziende interessate e di quelle legate alle attività d’indotto, inoltre la mancanza di indicazioni precise sulla fase transitoria che garantisca al Paese l’adeguata produzione di energia elettrica ha un impatto su tutti i cittadini e se non regolata preventivamente incide negativamente nel sistema di produzione industriale».