“Seguo con attenzione in questi giorni questo problema della proprietà comunale della ex cartiera, che con atto deliberativo approvato all’ultimo consiglio comunale viene dichiarata bene alienabile”. L’ex sindaco di Tarquinia, Mauro Mazzola, interviene nella querelle che, a seguito dell’ultimo consiglio comunale, si è sviluppata sulla decisione della maggioranza di inserire il compendio dell’ex cartiera nella lista dei beni alienabili.
“Leggendo la delibera – entra nel merito Mazzola – ho notato che non viene revocata la delibera precedente, la numero 47 del 30 dicembre 2015, con la quale, proprio per tutelare quel bene da possibili espropri in base al decreto legislativo n 327 dell’8 luglio 2001, che afferma come i beni del patrimonio indisponibile non possono essere soggetti a procedure di esproprio, il Consiglio Comunale all’unanimità dichiaràò quelle aree strumentali al perseguimento di finalità istituzionali ed al soddisfacimento di interessi pubblici, dichiarandole parte del patrimonio indisponibile del Comune”.
“L’avevamo fatto – continua Mazzola – per evitare che una società che aveva la concessione per la derivazione delle acque sul fiume Marta potesse procedere ad un esproprio delle centraline idroelettriche alla cartiera. Quindi, insieme ai tecnici comunali e provinciali, trovammo questa soluzione: rendere il bene indisponibile. Ci fu anche una conferenza di servizi, l’ultima, in cui il Comune di Tarquinia è andato con la delibera, affermando che il bene era indisponibile e che non era possibile procedere all’esproprio: grazie a quella delibera e con quella conferenza dei servizi, oltre alle lettere scritte allora, abbiamo salvato il bene”.
“In questa nuova delibera – riflette Mazzola – la revoca della vecchia non c’è: vale perciò, ancora, la delibera precedente. Se davvero vogliono dichiarare quel bene alienabile, devono prima tornare in consiglio comunale, revocare la delibera consigliare del 2015 e farne un’altra: ma se davvero, come scrivono sui giornali, vogliono solo valorizzare quel bene, perché renderlo disponibile? Perchè rischiare, in tal modo, di sottoporlo di nuovo a rischio di esproprio da parte di qualsiasi società che abbia un interesse in quella zona, interesse che in un passato non molto lontano c’è stato? Se il bene è indisponibile, si può fare benissimo un progetto di rivalutazione e rilancio, ma lo farà il comune. Perchè è stata fatta questa delibera di approvazione dell’alienazione del bene? Sulla vicenda devono delle spiegazioni ai cittadini”.