Ex Privilege, c’è la firma: il cantiere può riaprire
Ieri il vertice a Molo Vespucci. Trascorsi i tempi tecnici si potranno togliere i lucchetti ai cancelli alla Mattonara. Si accendono speranze per gli ex lavoratori.
CIVITAVECCHIA – Finalmente la questione si è sbloccata.
Dopo brusche frenate, tentennamenti, rinvii e dopo un’istruttoria durata circa un anno, ieri a quanto pare la società Konig (Gruppo Royalton investments)ha firmato l’atto di sub ingresso nella concessione demaniale.
Questo significa che si potrà riaprire il cantiere e riprendere i lavori per il completamento del P430, il megayacht abbandonato ormai da anni.
Al momento non ci sono commenti ufficiali, ma la firma c’è stata, a Molo Vespucci. Una notizia che lascia ben sperare per il futuro dell’area e per gli ex lavoratori che da anni chiedono di poter essere ricollocati.
“La rinascita del cantiere ex Privilege è in testa alle priorità delle istituzioni del territorio” avevano commentato il sindaco Ernesto Tedesco e il presidente dell’Adsp Francesco Maria di Majo, l’estate scorsa, a seguito della decisione del comitato di gestione portuale di approvare il subingresso della Konig S.r.l. nella concessione rilasciata alla Privilege Yard S.p.A. dopo il fallimento. Poi una serie di rinvii, nonostante l’impegno confermato a più riprese dalla Royalton, avevano lasciato spazio a diffidenza e scetticismo, piuttosto che alla fiducia nella riapertura del cantiere. Oggi invece, con la firma dell’atto, si dovranno attendere i tempi tecnici e burocratici necessari, per formalizzare l’atto con il notaio e definire la proprietà con la curatela, per poter poi vedere la riapertura dei cancelli alla Mattonara, nella zona nord del porto.
L’obiettivo, auspicato in modo particolare proprio dall’amministrazione comunale e dall’Authority, è quello di una concreta e positiva ricaduta sull’economia ed occupazione del territorio di questa iniziativa imprenditoriale, che possa rappresentare davvero una rinascita positiva per l’area, con la città scottata da un fallimento che pesa ancora come un macigno sul porto e sul tessuto occupazionale cittadino.