Famiglia bloccata a Cuba
La richiesta di aiuto di una donna civitavecchiese: Ambasciata assente «Prelevati e portati in un albergo. Non abbiamo soldi, i voli non ci sono»
CIVITAVECCHIA – «Abbandonati dallo Stato italiano, imprigionati da quello cubano».
C’è sdegno e preoccupazione nelle parole di Sara, una commerciante civitavecchiese che si trova all’estero, impossibilitata a tornare a casa per via delle stringenti misure adottate per contenere il contagio da coronavirus.
Oltre un mese fa è partita per Cuba insieme al compagno e alla figlia di sette anni: aveva messo soldi da parte lavorando per un anno intero con il sogno di una vacanza indimenticabile.
L’obiettivo lo ha centrato, la vacanza si è rivelata davvero indimenticabile, ma per ragioni del tutto inaspettate.
Arrivati a Cuba i tre sono stati ospitati da una zia di Sara che ha messo a loro disposizione una casa particular. Tre settimane spensierate, poi i problemi. I soldi messi da parte naturalmente cominciano a finire e tornare in Italia è d’obbligo.
«Avevamo il volo prenotato per il 30 marzo – ha raccontato la commerciante civitavecchiese in un messaggio vocale divulgato nelle scorse ore nel tentativo di riuscire a trovare una soluzione al suo problema – poi le cose sono cambiate e tutto è slittato al 6 aprile per decisione della compagnia aerea. Alla fine ci è stato comunicato che i voli sono sospesi fino alll’11 maggio».
Un problema rilevante per la giovane famiglia civitavecchiese, costretta a restare con pochi spiccioli in un paese straniero per via delle misure adottate al fine di contenere i contagi da coronavirus.
Sara, il suo compagno e la sua bambina fortunatamente sono in buona salute, ma i problemi rimangono e non sono certo di poco conto.
Come si fa a tirare avanti a Cuba senza soldi?
La famiglia civitavecchiese il problema ha cercato di affrontarlo rivolgendosi all’Ambasciata italiana: «Non siamo stati accolti – ha riferito Sara – dal citofono ci hanno solo detto che avrebbero potuto anticipare del denaro, naturalmente da restituire successivamente».
La storia non finisce qui.
Il giorno successivo presso la casa particular si è presentata la polizia che ha prelevato la famiglia civitavecchiese e l’ha condotta insieme ad altri turisti presso un albergo. «Naturalmente la struttura da noi ha preteso dei soldi – ha spiegato la commerciante – ma noi non li abbiamo. Ci siamo ritrovati quindi nella hall dell’albergo e ci hanno chiesto di andare via. Ma con la polizia a sorvegliare esternamente è impossibile allontanarsi».
Una situazione assurda, nella quale si trovano oggi numerosi italiani.
Un paradosso rilevante, che se da un lato vede Cuba inviare i propri medici in Italia per supportare la lotta al covid-19, dall’altra mostra uno scenario raccapricciante in cui i turisti in questa fase critica vengono percepiti dalle istituzioni cubane come un pericolo.
«Fortunatamente io qui non sono sola – ha fatto sapere Sara – ho una zia che mi ha aiutato a sostenere le spese relative alla prima notte di albergo. Ma dopo? Cosa possiamo fare?».
La famiglia civitavecchiese chiede un intervento della Farnesina: «Vi prego – ha concluso la donna – ascoltate il mio messaggio e fatelo girare. Spero che la mia voce arrivi ovunque nel mio Paese che a quanto pare si è dimenticato di me e di tutti noi».