E’ oramai da numerosi anni che mi  occupo dello studio dei serial killer di ogni epoca e luogo del mondo e per meglio comprenderne le loro azioni, cercando di ricostruire, in ogni caso specifico, il contesto storico, sociale e geografico, dove l’omicida ha avuto i suoi natali e dove ha poi agito.

Le mie ricerche, sono andate anche molto lontano nel tempo, sino alle vicende commesse dalle “avvelenatrici di Roma”, che erano un gruppo di cortigiane, vissute 300 anni prima di Cristo, le quali, usavano l’arte dei veleni, per uccidere personaggi scomodi. Seguite da Locusta, schiava Gallica, entrata poi nelle grazie di Nerone, per i suoi servigi allo stesso imperatore, mediante, ancora una volta, il sapiente uso dei veleni, ingraziatasi ad esso, soprattutto per aver avvelenato a morte Britannico. Come pure, l’aver raggiunto virtualmente l’antica Cina, alla ricerca di quelle poche notizie sul principe Liu Pengli, il quale, con un manipolo di schiavi, organizzò un piccolo esercito con cui terrorizzava le popolazioni del vicino villaggio, torturando ed uccidendo con efferatezza e crudeltà le sue genti.

Seppur la definizione serial killer o uccisore seriale, è stata coniata solo negli anni ‘70 del ‘900 ed usata per la prima volta dai profiler del Federal Bureau of Investigation, Robert Ressler e John E. Douglas, in occasione della disamina dei casi di Ted Bundy, David Berkowitz, Dean Corll, ecc., questo non vuole certo significare, che prima di questo periodo, questo genere di uccisori non fossero mai esistiti, ma solamente che, criminologicamente parlando, non erano distinti, per modus operandi e motivazioni del loro agire, dal resto degli altri uccisori.

Infatti, la presente ricerca, differisce da questo genere di criminali, dei quali ho ritenuto necessario, farne una brevissima sintesi, al fine di meglio comprendere la vicenda che mi sto accennando a narrare, a seguito della quale, la città dove sono nato e vivo, Civitavecchia, ha vissuto una delle più oscure ed orrende pagine della sua storia: un family mass murder.

Molto brevemente, e termino la mia introduzione, quest’ultimo genere di assassini, è solito rivolgere la propria ira nei confronti dei suoi familiari, distruggendoli e, non di rado,  mettendo anche termine alla sua stessa esistenza.

In taluni casi, quando nell’omicidio non c’è premeditazione, che può essere mosso da particolari psicopatie, complesse dinamiche familiari, nonché dalla presenza di un   elevato livello di stress, l’azione si presenta improvvisa e repentina.

Mentre la premeditazione è quasi sempre presente, quando l’omicida decide di togliersi anch’esso la vita, coinvolgendo nel gesto, persone care come moglie, figli e parenti stretti, ritenendo di non poterli abbandonare a se stessi, lasciandoli a vivere in un mondo che egli ritiene impossibile ed avverso e per questo, disumano ed insensibile nei loro confronti.

continua…

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