Meno di cinquanta clienti nel primo turno di apertura no stop del punto vendita alla stazione.
Un primo turno non proprio sensazionale quello della farmacia comunale della stazione, chiamata il 21 novembre scorso a reggere sulle proprie spalle il peso del servizio per l’intera città. Quando però siamo andati a verificare quale tipo di incasso possa aver fatto il punto vendita di viale Garibaldi, la sorpresa non è stata certo delle migliori. Alle 20.31, in tutto si erano rivolti all’esercizio recentemente inaugurato appena 42 persone. Gli scontrini numero 43 e 44, che abbiamo potuto visionare, sono peraltro di incassi da un euro. Ora, facendo i conti della serva, pare assai difficile che una farmacia il cui costo di esercizio è stimato – al ribasso – in diecimila euro al mese possa essere coperto da vendite così abuliche. Anche perché occorre considerare che, stante le spese sopra citate, il ricavo netto minimo per poter far sì che una farmacia cammini sulle proprie gambe dovrebbe essere del 25% superiore rispetto alle uscite mensili. È un traguardo che, alla luce del dato di scontrini battuti il 21 novembre, in orario prossimo alla chiusura, è legittimo pensare di poter tagliare? E allora, che tipo di operazione è quella lanciata dall’amministrazione comunale, laddove peraltro le società partecipate stanno attraversando il periodo più buio di sempre? Le perplessità, che avevamo già sollevato nel precedente numero, si confermano tutte. Anzi, si aggiunge quella dell’incasso. Tutto lascia pensare che si sia scelta una “cura” sbagliata…