Farmacie sul piede di guerra
Un pasticcio l’ordinanza delle mascherine: chi le aveva pagate fino a 5 euro l’una costretto a venderle a 50 centesimi.
Leoni da tastiera e conti da fare. Solo che, quando i conti non tornano, non ci saranno mascherine con cui potranno nascondersi.
Tra coloro che dovranno farlo proprio Conte, protagonista di una gestione della emergenza coronavirus che fa acqua da tutte la parti. Tanto che persino chi è rimasto aperto come le farmacie (anzi: a maggior ragione perché lo ha fatto in un momento di rischio straordinario), si trova nella condizione di dover spernacchiare, se non direttamente il premier, almeno una delle “task force” e affini che ha creato. Nella fattispecie si tratta di Domenico Arcuri, il commissario straordinario per l’emergenza, con la sua ordinanza sulle mascherine.
Ora, è chiaro che aver abbassato il prezzo a mezzo euro può tornare utile per distribuirne alla popolazione, ma è comunque un danno che si ritorcerà contro la stessa, visto che va a colpire proprio una delle macchie di economia reale che avevano continuato a respirare.
Ecco allora comparire quei cartelli contro il governo all’uscita delle farmacie, anche a Civitavecchia: cosa che fa sobbalzare, conoscendo la mitezza e l’equilibrio della categoria.
La ragione di tanta esasperazione c’è ed è scritta nelle fatture: quelle con cui i farmacisti stessi hanno acquistato le mascherine, a volte anche a 4,88 euro l’una, e ora le dovrebbero vendere perdendoci semplicemente tutto.
Non si poteva prevedere una fase progressiva, così da ammortare i costi?
O al limite, non sarà forse il caso che lo Stato intervenga almeno ora per coprire il danno economico che ha combinato a tanti imprenditori?
Così il Governo e i suoi uomini contano di farsi amiche delle attività che, nella fase di “convivenza col virus”, saranno strategici?