FONTANA: «QUEL SENSO UNICO DI MARCIA IN VIA D’AZEGLIO»
CIVITAVECCHIA – «Con i miei genitori, andai ad abitare in via Massimo d’Azeglio, nell’ormai lontanissimo 1963, quando la strada era ancora cieca sul lato Grosseto, per la presenza di un fosso, ora da tempo tombato e, più in la, solo di un grande campo: via Mario Villotti, era ancora nei sogni della gente. Così come pure l’ospedale, in costruzione, ma i cui lavori andavano molto a rilento.
In via d’Azeglio, transitavano pochissimi veicoli, quelli di proprietà di alcuni fortunati residenti.
Sulla strada si giocava con la palla e quando un mezzo a motore era in avvicinamento, il primo bambino che lo vedeva, con giudizio, urlava: “fermo gioco” e, tutti, si spostavano su di un lato della via, per poi riprendere il gioco, una volta che il mezzo fosse transitato.
Altri tempi, tempi in cui la circolazione stradale era molto ridotta rispetto ad oggi, tempi in cui, quella strada, era sicuramente sufficiente alle esigenze del momento ed in cui, probabilmente nessuno, avrebbe preveduto che, dopo l’apertura sul suo lato Grosseto, divenisse un’importante arteria di collegamento, anche per i mezzi di soccorso diretti al nosocomio, entrato oramai a regime.
Dopo questa panoramica intrisa di ricordi, vengo alla parte tecnica e con estrema umiltà, mi permetto di dire la mia.
Oramai da anni, anche per le ragioni sopra dette e per lo sviluppo della mobilità cittadina, ho potuto osservare, che probabilmente, almeno così ad occhio, (non sono a conoscenza se a tal proposito qualcuno abbia proceduto alle misurazioni del caso), la strada, non dovrebbe presentare le ampiezze minime delle semicarreggiate previste da Codice della Strada. Ciò anche per il frequente verificarsi di vari incidenti stradali di diversa entità e/o comunque, di situazioni di intralcio alla viabilità.
Non v’è alcun dubbio che un provvedimento andava adottato, atto, che lo stesso scrivente aveva sollecitato più volte alle istituzioni competenti, senza ottenere mai riscontro alcuno.
Tuttavia, essendo di fatto la soluzione migliore una mera scelta politica, nelle mie segnalazioni, avevo proposto almeno tre alternative, quella di eliminare la sosta su uno dei lati della strada, quella di realizzare, così come sembra sia stato fatto, un senso unico di marcia e la terza, quella che evidenziavo, ritenendola più logica e con nessun impatto sulla viabilità della zona, quella di sbancare il marciapiedi lato monte per nulla o comunque scarsissimamente utilizzato, spostando i 4/5 punti luce, ora posti sul ciglio dello stesso marciapiedi, a ridosso del muro, così da guadagnare almeno un metro sull’ampiezza dell’intera carreggiata, rendendola sicuramente a norma e comunque percorribile in sicurezza, magari imponendo un limite massimo di velocità a 30 km/h.
E’ ovvio che la prima e la seconda soluzione, avrebbero stravolto la viabilità del luogo, l’una per la l’eliminazione di preziosi posti auto, l’altra, perché come era prevedibile accadesse, la ripercussione sul tessuto viario circostante, non sarebbe stata certamente minima. Vuoi per la presenza nelle immediate vicinanze, di alcuni importanti plessi scolastici, vuoi per la presenza dello stesso nosocomio, che anche per quella del mercatino settimanale di viale Nenni.
Alla luce di quanto osservato, auspico che la soluzione ora attuata, sia momentanea e solo per tamponare la situazione ed eliminare pericoli alla circolazione stradale che sono la prima cosa, ma che nel più breve tempo possibile, si pensi a smantellare quel marciapiedi di cui o fatto cenno ed a ripristinare la viabilità ante operam. In fondo, non credo che tale opera, sia poi economicamente così onerosa.
Spero che il Sig. Sindaco legga questo mio intervento, perché, senza voler insegnare nulla a nessuno, ma nello spirito di collaborazione tra cittadino ed istituzioni, subito dopo il suo insediamento, via PEC, gli inoltrai alcune importanti segnalazioni inerenti possibili pericoli per la viabilità cittadina, alle quali, non ho avuto alcun riscontro scritto, né tanto meno, mi risulta siano state oggetto degli interventi del caso».
Dr. Remo FONTANA