Ricordiamo che questi strateghi hanno preso i soldi, 8 milioni di euro, con un contrattino (ripeto contrattino) scritto al volo con una penna per salvare il bilancio, cancellando per pochi spicci un impegno di investimenti di 300 mln € (ripeto trecento milioni di euro), indebitando per altri 10 mln € l’Amministrazione Comunale di Civitavecchia (ripeto dieci milioni di euro) unico caso penso nel mondo, e hanno infine assistito, pur essendo al governo nazionale alla perdita di posti di lavoro sempre nel settore energetico: ebbene, tutto con la centrale ancora accesa .
Non deve stupire troppo, per carità , chi è attento alle loro mosse: d’altronde sono gli stessi grillini che hanno fatto retromarcia, alla grande, su Tap, Terzo Valico, Trivelle, Ilva, forse Tav ed ora dulcis in fondo sulle Banche… CON I SOLDI DEI CITTADINI Questi soni i fatti e non le chiacchiere.
Beh, ci vuole veramente un bel coraggio per restare educati… ma ci proviamo.
E nell’interesse della città facciamo notare a costoro, onde scongiurare ulteriori danni nei prossimi quattro mesi, che il problema di Enel è un altro: tutti sanno che ci vorrà tantissimo tempo per smantellare la centrale e basta informarsi e vedere ciò che succede in tanti altri luoghi di Italia. Dove è pieno di centrali, magari accese per produrre quattro o cinque giorni l’anno nel rispetto del piano energetico Nazionale. Bisognerà trovare una soluzione che tolga di mezzo il carbone o qualunque altro fossile, che inizi un percorso lunghissimo di smantellamento e recupero di una aerea attraverso un concorso di progetto cercando di salvaguardare attraverso nuovi progetti sia i posti di lavoro che le aziende che oggi lavorano per la centrale.
Ma sia chiaro che finché la centrale produce energia, si spera ad impatto zero, deve pagare una royalty di servizio alla città : noi non facciamo beneficenza a chi non ne ha bisogno. E c’è aria di cambiamento come ci sarà per il rilancio di vecchi e nuovi progetti, per i rifiuti, nei rapporti con Roma: cambiamento vero che ha come prima emergenza il LAVORO. Il grande assente, ingiustificato, di quattro anni e mezzo di tempo perso dagli inquilini, ormai sotto sfratto, di Palazzo del Pincio.