Fratture delle ossa metacarpali e falangi (2^ parte)
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Nelle fratture esposte, che a livello della mano sono frequenti, è importante l’esplorazione della ferita per identificare e trattare ogni lesione associata di tendini, nervi o arterie.
Terapia
Queste fratture possono avere conseguenze gravi dal punto di vista funzionale, sia in caso di viziosa consolidazione sia in caso di rigidità articolare, favorita dall’edema e dalle aderenze dei tendini al periostio a livello del focolaio di frattura. Pertanto il trattamento è mirato non solo alla consolidazione in posizione anatomica, ma anche al recupero articolare più precoce possibile. Per quanto riguarda la riduzione, essa deve essere anatomica nelle fratture articolari per ridurre il rischio di evoluzione artrosica. Nelle fratture extrarticolari una deformità residua sul piano sagittale può essere ben tollerata sul piano funzionale in alcune sedi; è necessario considerare la possibile scomposizione angolare, longitudinale e rotatoria.
Le richieste funzionali della mano sono estremamente diverse da caso a caso, tenendo in considerazione inoltre anche il risultato estetico, che influenza notevolmente anche la strategia di trattamento eseguita. La maggior parte delle fratture della mano può essere trattata con la terapia conservativa. L’immobilizzazione deve avvenire con il polso esteso di 30°, le articolazioni metacarpo-falangee flesse di 70° e le interfalangee estese, immobilizzando anche il raggio adiacente alla frattura. La mobilizzazione deve essere iniziata precocemente senza attendere l’evidenza radiografica della consolidazione, ma confidando nella stabilità che il callo fornisce già nel corso della terza settimana di trattamento. Le indicazioni chirurgiche includono le fratture articolari, le fratture nelle quali è impossibile ottenere una riduzione accettabile, le fratture instabili dopo riduzione incruenta, le fratture esposte, con lesioni associate dei tessuti molli e perdita di sostanza ossea, le fratture multiple e quelle in pazienti politraumatizzati. Le metodiche chirurgiche sono molteplici e presentano indicazioni diverse in funzione dell’estrema varietà anatomica di queste fratture. Per l’ostesintesi possono essere utilizzati fili di Kirschner, viti libere, placche e fissatori esterni.
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