Ebbene si, sembra assurdo ma è la pura fantascientifica realtà: hanno avuto il coraggio imprenditoriale di presentare alla Regione Lazio un progetto di un Inceneritore a Pian d’Organi (Tarquinia), detto fiabescamente “Termovalorizzatore”, in un territorio (il comprensorio di Tarquinia-Civitavecchia-Allumiere), che strenuamente e da decenni boccheggia per le molteplici esalazioni tossiche di severe fonti inquinanti tristemente note.
Il copione è sempre lo stesso e come si suol dire avviene sempre nei limiti di legge, per tali progetti considerati uno per uno. Nessuno però si degna mai di verificare l’effetto sommatoria, nessuno osa parlare del “principio di precauzione” o della normativa europea che prevede il divieto autorizzativo per un territorio, ove siano già insidiate fonti altamente inquinanti.
Ebbene da Brescia hanno intuito che, essendo Tarquinia fornita di una piccola zona industriale, fra l’altro quasi in simbiosi con l’ampio territorio agricolo circostante, la si possa sfruttare energeticamente tramite due linee di combustione di rifiuti speciali, e trasformare perciò la cittadina etrusca in una succursale inceneritrice del nord Italia con tutte le conseguenze sanitarie immaginabili per la popolazione locale (https://www.ilfattoquotidiano.it/2014/05/14/tumori-a-brescia-e-record-italiano-lepidemiologo-ora-via-i-vertici-dellasl/984771/amp/).
Non bastava a Tarquinia il progetto biogas-biometano (attualmente in seconda valutazione AIA) tanto temuto finora dalla popolazione (oltre 2000 firme di contrarietà di cittadini, manifestazioni popolari, convegni, osservazioni, ecc.), per tentare di svalorizzare la nostra salute. Questa ultima minaccia dell’Inceneritore oltremodo è assai più pericolosa. Basti pensare che tale termovalorizzatore, classificato anch’esso industria insalubre di prima classe, avrebbe una potenza energetica di circa 60 MW e quindi è come se avessimo insieme fianco a fianco circa 60 industrie biogas (in genere da 999KW e cioè 1 MW) !
Altri numeri progettuali sono peraltro molto preouccupanti: circa 500.000 tonnellate / anno di rifiuti speciali dovrebbero essere bruciati di continuo con emissione tramite un camino di 70 metri di tonnellate e tonnellate al giorno di “fumi condensati”, con produzione finale di circa 160.000 tonnellate / anno di ceneri leggere e pesanti e con un traffico gommato di circa 33.000 TIR in entrata ed uscita. Tutto ciò sicuramente coadiuverebbe perciò il severo inquinamento atmosferico già dominante (+ 11% circa di mortalità per cancro rispetto al resto del Lazio) nel comprensorio di Tarquinia, Civitavecchia e dintorni, con ulteriori conseguenze oncologiche e necrologiche più che sanitarie aspecifiche.
Un plauso al Sindaco di Tarquinia che subitaneamente si è attivato per opporsi a tale minaccia ambientale e sanitaria. Importante ricordare infatti come il Sindaco in qualità di prima carica Sanitaria Locale abbia tutto il potere per dire NO a questa ulteriore per noi tragedia industriale, a favore della salute di tutto il territorio.
L’associazione “Bio Ambiente di Tarquinia”, insieme alle altre associazioni ambientaliste locali e territoriali, sarà in prima linea anche questa volta: No Inceneritori, No Biogas, No Combustione. Questa volta veramente ….”nessun dorma” !
Gian Piero Baldi
Presidente Assoc. Bio Ambiente di Tarquinia e Medico ISDE