GLI ALLIEVI DI VIA FEDERICI AL TEATRO BRANCACCIO PER ASSISTERE AL MUSICAL DELLA DIVINA COMMEDIA
Sembra che la parola ‘emozione’ derivi dal latino emotus e quindi da emovere che vuol dire trasportare fuori, agitare da dentro, scuotere. Secondo i più celebri pedagogisti, le emozioni contribuiscono al successo dell’apprendimento e all’interiorizzazione dei saperi. Moli crescenti di studi e di saggi hanno dimostrato l’importanza della dimensione emotiva e affettiva nell’atto del comunicare, nel processo dell’interazione sociale, ma anche e soprattutto in quello dell’apprendere. “Lo stesso pensiero – sosteneva L.S. Vygotskij – ha origine non da un altro pensiero, ma dalla sfera delle motivazioni della nostra coscienza, che contiene le nostre passioni e i nostri bisogni, i nostri interessi e impulsi, i nostri atti e le nostre emozioni”.
E al Teatro Brancaccio di Roma proprio queste ultime sono state le protagoniste incontrastate della ‘Divina Commedia Opera Musical’, tornato in scena ad undici anni dal debutto (nel 2007), con la regia di Andrea Ortis (musiche di Marco Frisina, scene di Lara Carissimi, coreografie di Massimiliano Volpini, voce narrante di Giancarlo Giannini).
Fra il pubblico, erano presenti anche gli allievi dell’Istituto Alberghiero di Ladispoli, accompagnati dai loro docenti Pierluigi Palla, Karin Bedini e Simone De Petris.
“Se la tendenza prevalente nella storia dei nostri sistemi di istruzione ha visto spesso bandire la dimensione emotiva dall’attività didattica, alla ricerca spasmodica di indicatori e descrittori tassonomici, – ha sottolineato la Dirigente Scolastica dell’Istituto Superiore “Giuseppe Di Vittorio” Prof.ssa Vincenza La Rosa – nel nostro Istituto puntiamo da sempre a mettere in campo le più efficaci strategie di insegnamento e apprendimento. Siamo certi che questa giornata memorabile dedicata ad uno dei più straordinari capolavori della nostra storia letteraria contribuirà alla crescita culturale e umana dei nostri studenti”.
Ma ovviamente all’Istituto Alberghiero si insegna ad affinare anche le arti dell’analisi e della critica. “Vorrei sottolineare – ha commentato il Prof. Pierluigi Palla, Docente di Lettere dell’Istituto Alberghiero, al termine dello spettacolo – la partecipazione attenta e critica dei ragazzi, che, pur generalmente apprezzando la qualità degli interpreti e l’apparato scenografico, imponente e spettacolare nella sua riuscita interazione tra videoproiezioni, strutture mobili ed effetti luce, hanno criticato l’uniformità musicale dell’opera che si snoda tutta su un unico registro, facendo inevitabilmente calare, con il procedere dell’azione, il coinvolgimento dello spettatore”. “Tuttavia – ha aggiunto il Prof. Palla – il nostro obiettivo era quello di tradurre in un’esperienza concreta i contenuti già affrontati in classe, perché avessero una maggiore risonanza e persistenza nella memoria degli studenti e non c’è dubbio che la giornata di oggi abbia raggiunto tale traguardo”.
“Una vera ed enorme sfida produttiva ed artistica riuscire a rendere vita teatrale al testo di Dante Alighieri, – scrivono gli autori del musical – alla bellezza potente delle sue tre cantiche, alla straordinaria e prodigiosa fantasia del genio di Firenze. Raccogliere questa sfida ha il sapore della doppia prova, da una parte, quello di rendere ancor più spettacolare e fantastica l’esplorazione di Dante nei tre famosi mondi, dall’altro presentare al pubblico, il viaggio del poeta di Firenze nella sua interezza, dall’Inferno al Paradiso con un linguaggio moderno, diretto, dirompente e appassionante. “Questa –dice Andrea Ortis – è la storia di un uomo ed è la storia di tutti gli uomini”.
“Dante è un uomo, vivo, appassionato, altre volte spento, affranto; uno scrittore la cui condizione di genio risiede nel proprio tormento, nella sua creativa inquietudine e che, nella narrazione scenica, si colora di una forza empatica notevole, diretta al pubblico, molto avvolgente, condotta con picchi e discese, accelerazioni repentine, slanci e, poi, volute brusche frenate e discese. Dante – concludono gli autori – incontrerà mostruose creature e paesaggi inattesi, demoni volanti e giganti sorprendenti, illustri personaggi storici, muovendosi tra crateri infuocati e speroni di roccia, crinali a strapiombo e laghi ghiacciati”. “Un mondo che nasce da un libro – sottolinea Andrea Ortis – E’ dalla sua lettura che si scopre come tutto sia possibile…la lettura apre un mondo libero, uno spazio non spazio in un luogo non luogo, dove al lettore tutto è concesso…immaginare, costruire, smontare, fermarsi e colorare, quello della lettura è un non tempo, una sospensione creativa fertile, alla quale ognuno può, se vuole, partecipare”.
…Apprendere con emozione.