Enel annuncia che i lavori per la nuova centrale a gas potrebbero iniziare già ad inizio 2020. Leggiamo questa comunicazione come uno schiaffo a tutto il Consiglio comunale, sede nella quale Enel, con i suoi rappresentanti, ha chiaramente affermato che nulla verrà fatto contro la volontà del territorio.
Bene, la volontà del territorio è chiara, ed ha messo d’accordo tutte le forze politiche.
NON VOGLIAMO PIU’ produzione di energia derivante dalla combustione di fonti fossili.
È dal dopoguerra che a questa città viene impedito di lavorare per uno sviluppo sostenibile, conforme alla vocazione naturale del territorio e delle sue risorse. Una città che ha una costa stupenda, paesaggi come quello della Frasca che sono stati dichiarati monumento naturale, un’acqua termale unica al mondo per le sue proprietà, siti archeologici e culturali di rilievo e pure… nulla di tutto questo potrà esprimere il suo potenziale fino a che saremo conosciuti per essere una città inquinata, una città dove l’incidenza tumorale è più alta rispetto alle altre città italiane.
Oggi abbiamo nuovamente l’opportunità di liberarci di una presenza ingombrante, una presenza che ha indirizzato lo sviluppo, o meglio dire, ha bloccato lo sviluppo naturale di questa città di mare.
Diventiamo una città modello.
Per fare questo però non dobbiamo dare spazio a parole come mediazione. Sul piatto della bilancia relativo alla città abbiamo messo già troppo, l’unico modo per bilanciare il saldo è mandare via qualsiasi fonte inquinante sostituendola con poli formativi e di ricerca, e se non si può meglio mandarli via senza accordo, un enel-exit che non potrà che innescare un processo virtuoso di riqualificazione del nostro territorio.
La città deve avere un unico punto fermo: per il paese Italia abbiamo dato tanto in termini di mancato sviluppo e di vite umane. Non c’è un prezzo che possa ripagare la nostra città di quanto subito. E’ arrivato il momento che l’Italia ci dica grazie e ci lasci liberi di crescere come meglio crediamo.
Gruppo consiliare Movimento Cinque Stelle