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Nella giornata di oggi, 22 maggio, si è svolto presso l’Hospice un workshop tenuto dal prof Pierpaolo Visentin sull’importanza dell’umanizzazione delle cure. L’Ufficio Stampa della Asl Roma 4 era presente per fare alcuni video agli operatori presenti, e documentare la giornata formativa, ma durante la mattinata abbiamo avuto modo di poter toccare con mano il lavoro che ogni giorno viene svolto con passione e forza d’animo da tutti gli operatori che operano a stretto contatto con i pazienti terminali. Nel salotto dell’Hospice, arredato con comode poltroncine, quadri e una fornita biblioteca abbiamo incontrato la signora Viviana Pitti, che ha appena perduto il suo compagno di vita, deceduto questa notte presso l’Hospice Carlo Chenis. La signora Viviana, stringendo la mano dell’infermiera che ha accompagnato ed assistito l’altra metà del suo cuore nel difficile e delicato percorso verso il fine vita, è stata disponibile a rilasciare la sua testimonianza, e così ci siamo tutti stretti intorno a lei e al suo dolore con profondo rispetto ed empatia. Si, perché all’Hospice appena si entra si ha questa sensazione di essere una famiglia, non si respira l’aria fredda di un ospedale, tutto è sereno, rilassato, lento, e famigliare. La signora Viviana indossa i suoi occhiali scuri per preservarsi da momenti di fragilità, ma è molto forte e lo dimostra parlando in modo pacato e sereno. Ci dice che non dimenticherà mai gli operatori che hanno assistito lei e il suo compagno nell’ultima fase della vita, e che non dimenticherà mai il loro sorriso “Mi sembrava strano all’inizio” ci confessa, qualsiasi cosa chiedevamo, la nostra richiesta era accolta con il sorriso, e la disponibilità di tutto il personale è stata eccezionale, sotto ogni punto di vista. “E’ stato come stare a casa, in famiglia. Non dovevamo attendere l’arrivo degli infermieri, non c’era una stanza fredda ad aspettarci, ogni minuto, non ci siamo mai sentiti soli. Il loro compito è difficile, ma sono delle persone straordinarie, che ci hanno fatto comprendere come la morte sia una fase inevitabile della vita, e va accettatta.“ La signora Viviana parla di questa esperienza in Hospice con grande commozione, rivolgendosi agli operatori come dei veri e proprio amici. L’infermiera che le tiene la mano ci spiega che si instaura un rapporto talmente forte, e di fiducia, con i pazienti e con i loro famigliari, che alla fine del percorso di vita, anche il personale viene coinvolto nelle preghiere, negli abbracci di sostegno, nelle pratiche burocratiche da svolgere dopo la morte, come una vera e propria famiglia.

Quando la signora Viviana se ne va, resta nel salottino un flebile profumo di speranza. Il Professor Visentin è arrivato e sta per iniziare il workshop, e il piccolo gruppetto che si è stretto intorno alla signora Viviana, è consapevole di aver compreso e toccato con mano il vero obiettivo dell’Hospice. Una testimonianza preziosa, grazie signora Viviana per averla condivisa con noi.

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