Pubblico impiego. Il capro espiatorio (Rubrica a cura del Dr Remo Fontana, Criminologo)
(Prima Parte)
Leggendo alcune statistiche cui fa riferimento una recente ricerca, ho potuto apprendere che i dipendenti pubblici in Italia, sarebbero il 14.7 % dei lavoratori, a fronte di quelli dei cugini d’oltralpe che sarebbero il 21,9% e di quelli inglesi, che sarebbero il 17,7%, degli occupati. Secondo la stessa ricerca, in Italia il problema di alcuni mal funzionamenti, o disservizi della macchina pubblica, potrebbero essere individuati anche nella cattiva distribuzione della forza lavoro, tanto che, la Valle d’Aosta ad esempio, vanterebbe 95 impiegati pubblici ogni 1.000 abitanti, passando ai 41 della Lombardia, rilevando inoltre una diminuzione del numero dei posti, ove questi sarebbero stati già precedentemente inadeguati, come per la Campania, che ha visto un calo del -13% dell’occupazione pubblica, dal 2007 al 2014 a fronte di una crescita laddove il personale risultava già abbondantemente sopra la media, come nel caso del +10% del Trentino.
La ricerca prosegue, attestando la vetustà dei pubblici dipendenti, la cui età media sarebbe di 50 anni. C’è da aggiungere, a che se ne dica, che il costo dei dipendenti pubblici in Italia, sarebbe diminuito rispetto l’anno precedente di sette miliardi di euro; a conti fatti, costerebbero comunque 120 miliardi in meno rispetto alla Francia e 75 miliardi in meno del Regno Unito.
Tutto ciò, alla presenza di un turnover praticamente inesistente, per i quali la stessa ricerca, avrebbe rilevato che gli under 35, che nel 2011 sarebbero stati il 10,3 % sarebbero scesi all’8%, contro il 25% del Regno Unito e il 27% della Francia. Lo studio ha accertato al contempo, l’esigua presenza degli impiegati con meno di 25 anni, ossia quelli assunti direttamente dall’Università, che sarebbero, sempre secondo l’indagine, lo 0,9%, seguendo quasi tutti la carriera militare.
I recenti dati dell’Inps mostrano inoltre, che i lavoratori della pubblica amministrazione, sono meno di 2 milioni, con una riduzione che si aggira intorno al 40% del turnover. V’è poi da dire che i contratti di lavoro dei dipendenti pubblici, già a suo tempo generalmente inadeguati economicamente, sono fermi da oramai sette anni ed anche se si parla dei loro rinnovi, quest’ultimi economicamente parlando, saranno una mera illusione, poiché semmai ci saranno, vedranno aumenti di pochissimi spiccioli, che non basterebbero neanche per l’acquisto di un caffè giornaliero.
Naturalmente è bene precisare per in non addetti ai lavori, che nel pubblico impiego, rientrano, seppur a vario titolo e con contratti collettivi di lavoro diversificati tra loro, numerosissime categorie di lavoratori, che vanno dagli statali e tutte le loro sotto categorie, (solo per esempio: impiegati di vario genere e livello, insegnanti, militari, forze di polizia, ecc.), enti locali, in cui sono compresi i dipendenti, di comuni, province e regioni.
Ma il mio intento non è quello di effettuare una disamina di quanti, quali compiti e la molteplicità degli stessi e degli uffici, cui fanno capo i pubblici dipendenti.
Bensì, lo scopo del mio intervento, ha ben altra ragione e motivazione ed in particolare, l’osservazione di ciò che sta accadendo ormai da troppo tempo e che ogni giorno, abbiamo modo di osservare ed udire.
Oramai con cadenza quasi quotidiana, stiamo assistendo ad una sorta di denigrazione e pubblica gogna del dipendente pubblico. Basta l’imbecille di turno, il ladrone, il truffatore, chiamiamolo come vogliamo, che viene pizzicato a “giocare” con il suo badge e/o quello di altri colleghi, che il fatto, seppur rappresentando in molti casi aspetti criminogeni, o comunque favorendo una serie di illeciti, sia amministrativi, che erariali, che penali, lo stesso, viene sbattuto sulla prima pagina dei palinsesto dei media e sciorinato in interminabili talk show televisivi, mediante i quali i loro conduttori, mettono in campo servizi che in molti casi assumono veri e propri aspetti denigratori, offensivi, calunniosi e diffamatori, nei confronti di tutti quei pubblici dipendenti, che sono tantissimi e proprio per questo la stragrande maggioranza, che lavorano ogni giorno con dedizione, sacrificio e, diciamolo pure, pagati in molti casi, non adeguatamente pur lavorando in condizioni disagiate, mancanza di risorse strumentali ed umane, ma anche sottoposti a continui controlli e statistiche relativamente alle loro performance.
Tutto ciò viene poi rafforzato, dai vari critici ed opinionisti dell’ultima ora, i quali calcando la mano, mettono in evidenza che i pubblici dipendenti, hanno pure la fortuna di avere un posto fisso e per questo uno stipendio sicuro, a fronte dei tanti che purtroppo non hanno un lavoro, (o che in alcuni casi, mi permetto di aggiungere io, fanno finta di non averne, ma di cui non si fa parola), inculcando in questo modo, sia nell’opinione pubblica, che nel “popolo” dei disoccupati o dei pseudo-disoccupati, una sorta di avversione e disprezzo nei confronti dell’impiegato pubblico, il quale finisce per essere bersagliato ed etichettato da una serie interminabile di definizioni, quali: ladro, nullafacente, scansafatiche, fannullone, furbetto, truffatore, ecc., in quanto, sempre a dire di chi punta il dito contro, sarebbe un beneficiato ed un miracolato baciato dalla sorte, per il solo fatto di avere quel famoso “posto fisso”. A tutto ciò, fa seguito l’eco dei social network, che alimentati dall’informazione di cui ho appena parlato, fagocitano post, su post, che continuano ad affondare inesorabilmente l’intera categoria dei pubblici dipendenti, senza distinzione alcuna.
Ma, a tal proposito, vorrei sapere per prima cosa, quanto guadagnano quelli che conducono questi spettacoli diffamatorie e quanto sono pagati tutti i vari adepti urlanti che li circondano e che fanno parte di alcune trasmissioni televisive?
C’è una regia occulta dietro questa manovra che muove i fili delle marionette di alcuni spettacoli, al fine di distrarre l’attenzione del popolo dai tanti altri gravissimi problemi, cui la Nazione Italia deve far fronte ogni giorno, compresi quelli connessi alle molteplici collusioni tra le varie politiche che si sono susseguite nel tempo, le mafie e non poche aziende private, che pur di accaparrarsi mega appalti hanno distratto fondi pubblici o hanno fatto circolare “mazzette”?
Per pochi imbecilli, perché si tratta davvero di un numero davvero modestissimo, rispetto ai milioni di lavoratori del pubblico impiego, tutte le categorie di appartenenza, vengono quotidianamente vessate, infangate, denigrate, diffamate ed umiliate forse proprio perché è facile attecchire sulla popolazione fagocitandola mediante informazioni che danno una continua immagine negativa degli impiegati pubblici, considerandoli, come il vero male della Nazione, da eradicare ed estirpare in ogni modo, andando a cercare i pochi episodi che fanno clamore.