Se rimettiamo l’uomo al centro dei nostri interessi, e non la politica e l’economia, ci accorgiamo che siamo tutti alla ricerca di qualcosa di fondamentale e importante per nostra esperienza di vita.
Siamo persone in cammino sul sentiero della conoscenza e della consapevolezza. Chiaramente i primi bisogni, di cui la politica e l’economia si dovrebbero occupare, riguardano la sopravvivenza, quindi il lavoro, la casa, il cibo, la salute, ecc. e il vivere civile collettivo, ovvero l’istruzione, i trasporti, le comunicazioni, l’educazione civica, ecc. Ma la vita non è tutta qui, non riguarda solo la sopravvivenza e il sociale. L’essere umano ha fame di conoscenza, consapevolezza, amore, unione, realizzazione, verità. Sin dalla notte dei tempi ci interroghiamo riguardo la nostra natura, ci chiediamo chi siamo, da dove veniamo, che senso ha la nostra vita, cos’è l’amore e cerchiamo di esprimere il nostro essere per realizzarlo. La scienza, l’arte e la ricerca, sin dalle origini, si occupano di provare a dare delle risposte a questi interrogativi profondi che fanno la differenza tra una persona che sopravvive e una persona che vive. Sappiamo che le spinte interiori ad esistere riguardano proprio la ricerca di senso riguardo noi stessi. Tutti desideriamo definirci, essere di conseguenza riconosciuti per ciò che siamo, unirci nell’amore, nell’amicizia e ad un gruppo, avere un’influenza sulla realtà condivisa, lasciare una traccia del nostro passaggio agli altri, raggiungere quella conoscenza della realtà sufficiente a farci sentire in pace con noi stessi, con gli altri e con la vita. Ciò che personalmente più mi sconforta è l’osservare che questo tipo di percorso è riservato a pochi individui che, toccati dalla sofferenza di questo mondo, desiderano capirci qualcosa di più per tirarsi fuori dal tremendo servaggio del vivere quotidiano che è sempre più pilotato, strutturato, schematizzato e anti-umano. Dovrebbe essere scontato che la politica e l’economia garantissero la soddisfazione dei bisogni primari della gente per permettere a tutti, e non solo ad alcuni, il viaggio interiore alla ricerca del proprio senso e della propria realizzazione individuale. Invece la collettività lotta ancora per la sopravvivenza, per il diritto alla casa, al lavoro, alla libertà di pensiero. Le istituzioni che sono chiamate a lavorare per i cittadini sembrano ostacolare i cittadini stessi e remano contro. Così le angosce esistenziali profonde, che richiederebbero più consapevolezza di sé per quietarsi e più coscienza collettiva e civica per essere superate, vengono dirottate dal dibattito politico negli scontri di piazza, nei fatti di cronaca, sulle questioni economiche. È forse questo il vero inganno dei nostri tempi. Masse di persone condizionate da una falsa informazione, schiacciate dal peso della sopravvivenza, angosciate da un futuro incerto e pericoloso non si interrogano più, non cercano più la verità, non si formano più come persone, come esseri umani e come cittadini di questo mondo. Stanno trasformando intere generazioni in consumatori ossessivi, schiavi cibernetici dipendenti da droghe, farmaci e realtà virtuale e in individui inconsapevoli dominati dalla paura. L’uomo, invece, è il soggetto della storia, è l’inizio e la fine della storia, nasce libero e non schiavo di niente e di nessuno e cerca la verità che è consapevolezza. Proviamo a non dimenticarlo per non cadere nella rete dell’inganno esistenziale dei nostri tempi. L’uomo non è mosso soltanto dai bisogni primari come gli animali, ma è alla ricerca di sé stesso, di successo e soddisfazione, di piacere e realizzazione e di conoscenza e bellezza. Come recita un passo del vangelo di Matteo, 4 : «Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio». Qui habet aures audiendi, audiat!
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