I serial killer. Donato Bilancia, detto il mostro dei treni ed il serial killer delle prostitute (8^ parte)
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Bilancia è oramai una mina impazzita, che proprio per questo ed a causa della sua imprevedibilità nella scelta degli obiettivi, che sembrano non avere una logica coerente, spiazza gli investigatori, che si vedono costretti a cambiare continuamente le loro strategie.
Tanto che di questo ennesimo crimine, avrà a dichiarare: “Ho preso il treno a Genova. In uno scompartimento di prima classe c’era una donna, che io chiaramente non ho mai visto e conosciuto…Preciso che io non mi sono mica seduto con lei, ero in piedi in fondo al corridoio. Questa mi ha detto: “Mi scusi, per andare in bagno?””….Proseguendo: ”Aveva la borsa con sé quando si è alzata. Io ho aperto la porta con una chiave falsa. È una normalissima chiave a quattro, una femmina a quattro ecco. L’ho buttata via dopo il secondo episodio, e preciso che l’avevo fatta io stesso, è… una sciocchezza. Questa qua s’è messa ad urlare e io le ho messo la giacca sulla testa e le ho sparato. L’ho fatto per non vedere cosa succedeva al momento dello sparo. L’unica cosa che ho preso è il biglietto, perché spuntava lì dalla borsa e io non avevo biglietto perché avevo preso il treno così, senza mete”.
Il giorno successivo, torna ad uccidere una povera prostituta che faceva il marciapiedi di Pietra Ligure: Mema Valbona, albanese di soli 22 anni.
Per poi uccidere il 18 aprile, in un’alternanza quasi convulsa ed inspiegabile di obiettivi, nuovamente su di un treno, il Genova-Ventimiglia, ancora una volta una donna “normale”, Maria Angela Rubino. Questa volta, sfonda la porta del bagno della carrozza ferroviaria e dopo averla fatta inginocchiare ai suoi piedi, così come fosse un’esecuzione sommaria e coperta con la sua giacca, le spara in testa, masturbandosi poi alla vista del sul suo cadavere ed eiaculando con disprezzo sul suo corpo, dando così il peggio di se stesso.
Il 20 aprile è la volta del benzinaio Giuseppe Mileto, il quale non pagato dal Bilancia per il pieno di benzina che aveva appena effettuato alla sua auto, protesta vivacemente mandando in furia il criminale, il quale per tutta risposta, decide di rapinarlo dell’intero incasso della giornata e subito dopo, ancora una volta, spara e lo uccide, per poi in tutta tranquillità, tonare a saldare il conto ad un ristoratore a cui poco prima non aveva pagato il conto e a recarsi di seguito a giocare al casinò di Sanremo.
Come si suol dire, l’omicidio, o per meglio dire in questo caso, gli omicidi perfetti non esistono, così come anche secondo il principio di Locard, criminologo francese, vissuto tra il 1877 ed il 1966, considerato il padre delle scienze forensi della polizia francese e fondatore del primo laboratorio di medicina legale a Lione. Edmund Locard, ha concentrato le sue ricerche sulla scena del crimine, sul principio dell’interscambio, secondo il quale: “Ogni criminale lascia una traccia di se sulla scena del crimine e porta via su di se una traccia”.
Il concetto viene meglio chiarito con estrema semplicità, portando in esempio un’impronta lasciata sulla sabbia, che riconduce con facilità al suo autore, sul cui piede o scarpa, rimarranno depositati a sua volta dei granellini di sabbia.
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